martedì 19 luglio 2011

Vacanza

Questo blog va in vacanza per almeno un paio di settimane.

Tornate a visitarlo perché quando riprenderà verrà aggiornato con post regolari e frequenti.

Grazie a tutti i visitatori. E lasciate commenti se vi va.




lunedì 18 luglio 2011

Recensioni: Harry Potter e i Doni della Morte - Parte II

Dieci anni. Otto film. La saga filmica più renumerativa della storia del cinema. E ora la parola fine, come ci ricorda anche la locandina. Fine per sempre. Che tristezza! Non tanto per noi… quanto per i produttori. Che comunque avranno modo a lungo di continuare a macinar dollari a lungo con home video e merchandising vario.

Harry Potter e la Pietra Filosofale nel 1997 fu un caso letterario di proporzoni inaudite ed era inevitabile che il libro finisse rapidamente trasposto al cinema. Ma mentre si realizzava il primo capitolo nessuno conosceva i dettagli del prosieguo, anzi nessuno poteva neanche sentirsi davvero sicuro che i numeri del fenomeno Harry Potter sarebbero rimasti tanto abnormi da rendere compulsiva la trasposizione filmica anche per i successivi capitoli.

La mancanza di un piano generale, di una pianificazione più a lungo termine - qualcosa che forse era possibile a J.K. Rowling ma sicuramente non a produttori, registi e sceneggiatori - si avverte costantemente lungo l’arco di questi otto film. Indebolendo soprattutto l’efficacia narrativa dei capitoli intermedi.

Si aggiunga che un progetto decennale di questa portata sfianca inevitabilmente qualsiasi team creativo. Gli avvicendamenti dei registi hanno perciò nuociuto ulteriormente all’architettura generale del mega-progetto, e sarebbe anche andata peggio se non ci fosse stata una quasi continuità alla sceneggiatura (solo lo script del quinto capitolo non è affidato a Steve Kloves). Molti elementi sono stati tralasciati nelle trasposizioni da sceneggiatori e registi costretti a tirare a indovinare riguardo al loro peso narrativo, salvo poi scoprire che ciò che avevano lasciato indietro era invece fondamentale.

La trasposizione filmica di Harry Potter e i doni della morte rischiava quindi di essere la più difficile e più fallimentare di tutte. Molto si è fatto per recuperare retroattivamente qualche dettaglio vitale tralasciato, ma non con tutti è stato possibile trovare una soluzione narrativa soddisfacente. I film, paradossalmente, risultano prodotti destinati a iniziati. A un pubblico cioè che abbia letto tutti i romanzi, onde compensare con le proprie conoscenze pregresse le lacune narrative delle pellicole, o quantomeno un pubblico che abbia visto tutti i film con davvero molta attenzione, di modo da ridurre il grado di spaesamento.

E questo è a maggior ragione vero per Harry Potter e i doni della morte – Parte II dato che è solo il secondo spezzone (si fa per dire) di un capitolo più vasto. Fra informazioni da recuperare, densità degli avvenimenti restanti da raccontare e complessità terminologica accumulata, non c’è davvero tempo da perdere. L’azione e la narrazione devono iniziare subito e svolgersi senza respiro. Se non avete visto i precedenti film, lasciate perdere la visione. Vi perdereste già nelle prime sequenze.

Questa lunga premessa era fondamentale per esprimere il giudizio sul film, perché stavolta il compito del regista David Yates era davvero fra i più ardui. Yates è probabilmente solo un mestierante, seppur di grande abilità, non particolarmente interessato a donare a un film un tocco artistico più personale. Ma proprio per questo è adattissimo a progetti di questa portata e a questo capitolo in particolare.

Per tirarsi fuori dal frammentario disastro narrativo dei precedenti capitoli e prendere per mano il pubblico lanciandolo con la giusta suspense verso l’incalzante finale (il tutto senza perdere di vista il metraggio che scorre) ci voleva la pazienza certosina di un abile compositore di puzzle. Yates riesce a mantenere potente e ritmato l’impatto visivo e narrativo di ogni scena, e al contempo riesce a fornire al pubblico almeno il minimo degli elementi per non farlo affogare scoraggiato nel turbine degli eventi narrati. Poco ambizioso come obiettivo, forse, ma l'effetto sperato è stato pienamente ottenuto.

Di più, Yates riesce persino a costruire dei richiami visivi con alcuni capitoli precedenti, donando quel senso di circolarità e compiuteza alla narrazione che era essenziale per sedare quantomeno la percezione del senso di disomogeneità di cui la saga filmica soffre pesantemente.

Due parole sul 3D, che è abbastanza superfluo e bruttino, dato che anche sul piano della fotografia e della scenografia (ma se è per questo pure su quello della colonna sonora) ci si limita a a riproporre strade già battute senza innovazioni degne di nota. Quel che è peggio è che si tratta non di reale 3D ma di un 2D convertito sicuramente fra i peggiori visti ultimamente. Eppure lascia con la convizione di non aver buttato i soldi solo per l’allegra trovata di dotare gli spettatori di occhialini foggiati come quelli di Harry Potter. Potenza del marketing!

Retrospettivamente cosa dire dell’intera saga? E’ retta completamente dalla bravura degli interpreti, attentamente selezionati, e dall’effettistica. Registi e sceneggiatori hanno fatto il meglio che potevano, ma molta della tridimensionalità del fascino letterario non è stato semplicemente compresso in soluzioni filmiche suscettibili di lasciare o meno soddisfatti gli spettatori. Più banalmente, si è perso del tutto. Stritolato negli ingranaggi di una macchina produttiva gigantesca e troppo prematuramente messa in piedi.


Andrà meglio per un eventuale progetto Harry Potter Reloaded?




domenica 17 luglio 2011

Provaci ancora Woody: "Midnight in Paris" e "Bop Decameron"

Ci sono due notizie di rilievo a proposito del sempreverde Woody Allen che rimbalzano in questi giorni su tutti i quotidiani e notiziari web.

La prima è che il suo film Mezzanotte a Parigi (Midnight in Paris, 2011) - partito in Usa con una distribuzione in sordina e un riscontro di pubblico modestissimo - ha accresciuto a ritmi lenti ma costanti i suoi incassi fino a raggiungere i 40 milioni di dollari. Questo risultato è il migliore di tutti i tempi ottenuto in patria per Allen, almeno se lo si confronta con le sue altre pellicole senza correggere le cifre di botteghino con i tassi d'inflazione.

Gli incassi mondiali del film sono destinati a crescere ancora, dato che la pellicola deve ancora uscire in molti paesi europei (in Italia esordirà a dicembre). Allen ha infatti sempre rifiutato i meccanismi industriali del cinema hollywoodiano e sa ormai da tempo che il suo vero mercato è quello europeo. I quattro Oscar vinti durante la sua carriera non l'hanno esentato da un successo commerciale sempre più blando in patria, che fino a oggi non aveva mai più raggiunto i fasti dei tempi di Io & Annie e Manhattan. I suoi estimatori da questa parte dell'oceano sembrano invece farsi talmente più numerosi al passar del tempo da spingere Allen a ambientare ormai costantemente le sue pellicole in set europei.

Allen è talmente consapevole di ciò che nel suo divertentissimo Hollywood Ending (2002) ci ironizza su, presentando un regista in declino di carriera costretto da una temporanea cecità a dirigere un film dissimulando il suo stato, mentre faticosamente tira a indovinare sulle indicazioni da dare alla troupe. Nella finzione cinematografica, il film così prodotto si rivela un flop in Usa ma ottiene un successo talmente straordinario in Francia - in cui tutto ciò che è girato a caso viene letto come geniale scelta espressiva - da salvare il regista dalla morte artistica.

La seconda notizia è Woody Allen è attualmente a Roma e già da una settimana ha dato inizio alle riprese del suo nuovo film Bop Decameron, storia a episodi che vede impegnato un cast internazionale di interpreti all-stars davvero nutrito.

Le location romane previste per le riprese sono ben sessantanove, sicchè si è scatenata la caccia dei paparazzi per carpire scatti di scena e fotografare l'arrivo sul set di ogni nome noto coinvolto nelle riprese. E' quindi fuori di dubbio che ne avrete letto ampiamente altrove persino se non vi siete andati a cercare appositamente queste notizie. Personalmente sono lieto che fra gli interpreti compaiano anche Antonio Albanese e Alessandra Mastronardi.

C'è infine una terza notizia che riguarda molto marginalmente Allen, ma che forse è la più sfiziosa. Il 21 Luglio prossimo cade il centenario della nascita di Marshal McLuhan (chissà se riceverà l'onore di un Doodle?) e vale la pena omaggiarlo ricordando una affettuosa citazione che Woody Allen gli dedicò.

McLuhan è il sociologo che più di chiunque altro ha avuto influenza fondamentale sull'analisi di come la comunicazione viene concepita e utilizzata dai mass media e recepita e consumata dai singoli individui. Peccato solo non abbia fatto in tempo a vedere la comparsa dell'uso di massa per Internet.

Il lavoro di McLuhan fu profondamente studiato e praticamente idolatrato dai sociologi dell'intero pianeta e ciò nonostante McLuhan ripeteva spesso agli studenti dei suoi corsi universitari che il suo lavoro non era stato affatto compreso. Circostanza che servì ad Allen per un inserire uno spassosissimo cameo con comparsata di McLuhan stesso nel film Io & Annie.






Winsor McCay riveduto e corretto da Bill Plympton

Bill Plympton è un vignettista e animatore indipendente molto apprezzato per la notevole carica satirica e surreale che è l'elemento principale dei suoi cortometraggi animati. Nel 1987 ha vinto un premio Oscar per il corto Your Face, e nel 2008 è riuscito finalmente a terminare anche un lungometraggio di 80 minuti intitolato Idiots and Angels. Impresa notevole dato che Plympton ha lavorato sempre in totale autonomia.

Adesso è alle prese con un progetto che gli sta molto a cuore, il restauro di The Flying House, cortometraggo del 1921 creato nientemeno che da Windsor McCay, pionere storico sia nel campo dell'animazione (Gertie il Dinosauro) che del fumetto (Little Nemo).

Più che di un restauro si tratta piuttosto di una riedizione vera e propria. Grazie all'aiuto di un gruppo di studenti d'animazione, il film originale - muto e in bianco e nero - è stato ripulito fotogramma per fotogramma e colorato con tinte tenui e non eccessivamente invasive. Infine si è pensato di sostituire i dialoghi, che nel film del 1921 venivano mostrati in forma di fumetto, con un vero e proprio doppiaggio audio a opera degli attori Patricia Clarcson e Matthew Modine.

A proposito del progetto Plympton dichiara: "Ho scoperto The Flying House qualche anno fa, durante la proiezione di una collezione di opere di Winsor McCay contenuta in un vecchia videocassetta. Sono rimasto sorpreso dallo humor, dalla grande narrazione e naturalmente dall'incisività superiore. Ma tutto ciò era ostacolato da troppi balloons per le didascalie e dalla mancanza di colori, suoni e musiche. Il problema più grande del film era la condizione terribile della copia di stampa. E' stata trascurata e malgestita per quasi 90 anni. E' un disastro di graffi, polvere e erosione".

Inizialmente Bill Plympton aveva intenzione di procedere in totale solitudine e autonomia all'intero restauro, come è abituato a fare per tutti i suoi lavori. Ma l'impresa si è rivelata improba e anche molto costosa. Non esiste nessun magico programma di computer chiamato "Pulisci il Film" - racconta Plympton, per spiegare quanto si stesse rivelando oneroso il suo compito.

Il suo lavoro ha infine trovato supporto in kickstarter, piattaforma di finanziamento per progetti artistici, che gli ha messo a disposizione denaro e collaboratori. Il progetto dovrebbe essere ultimato entro l'anno corrente.







venerdì 15 luglio 2011

Chi ha paura di Mister Greedy?

Vi propongo un delizioso cartoon sperimentale realizzato da Maxime Mary e altri animatori come saggio di fine anno al Gobelins, scuola di animazione, di grafica e multimedia con sede a Parigi.

Il cartone è piacevolissimo, nonostante il tema horror che è perfettamente in linea con le efferratezze narrate dalle favole tradizionali sugli orchi.

Greedy sta infatti per goloso, o vorace. E questo svela fin troppo sulla trama, per cui meglio non rischiare di svelarvi null'altro e lasciarvi alla visione. Buon divertimento!






Due classici della letteratura fantastica al cinema: Conan & John Carter

Sono stati distribuiti in questi giorni i trailers per due film accomunati dal proporre trasposizioni cinematografiche di classici d'epoca della letteratura fantastico-avventurosa. Parliamo di personaggi letterari come Conan creato negli anni '30 da Robert E. Howard e John Carter di Marte ideato nel 1912 dalla penna di Edgar Rice Burroughs che è ben più noto per essere il creatore di Tarzan delle Scimmie.

Il trailer di Conan era già in rete da un po', ma la novità è che da un paio di giorni è stata rilasciata una versione in italiano e in HD.  L'uscita al cinema di Conan the Barbarian 3D - questo il titolo esatto del film - è prevista per il 19 agosto. La pellicola diretta da Marcus Nispel sarà interpretata da Jason Momoa.

Conan è un personaggio che gode di popolarità immarcescibile fra schiere di fan, e non solo per le sue incarnazioni letterarie ma anche filmiche e fumettistiche. La speranza degli appassionati è che l' interpretazione che Jason Momoa darà al personaggio non faccia rimpiangere quella - non poi così indimenticabile - che ne diede Arnold Schwarzenegger con il film di John Milius del 1982. Sarà anche inevitabile il confronto con la pellicola di Milius su altri aspetti oltre quelli recitativi, dato che l'adattamento di Milius, pur non privo di qualche difetto, era sicuramente caratterizzato da regia e sceneggiatura possenti ed evocative (fra gli sceneggiatori figurava anche il nome di Oliver Stone).



A differenza di Conan, personaggio Herioc Fantasy, John Carter appartiene (teoricamente) al filone della fantascienza, ma la plausibilità scientifica delle ambientazioni era davvero l'ultima delle preoccupazioni per il suo creatore, il cui scopo era piuttosto quello di giocare con le suggestioni popolari di inizio secolo riguardo l'esistenza di vita - anzi di vere e proprie civiltà avanzate - sul pianeta Marte.  

John Carter, abile spadaccino sulla Terra, si ritrova misteriosamente catapultato su Marte in mezzo a civiltà in guerra, ma grazie alla ridotta gravità del pianeta le sue abilità di combattente ne risultano esaltate e in breve l'uomo riesce a farsi gloria sul pianeta alieno.

Il successo che all'epoca riscossero i numerosi romanzi dedicati a John Carter fu persino superiore a quello registrato dai romanzi di Tarzan, tanto da convincere il suo autore a dedicarsi ad altre saghe analoghe che presentavano ambientazioni aliene ed esotiche altrettanto suggestive come Pellucidar (un mondo fantastico collocato nel sottosuolo, al centro della Terra) e Venere.

Il film John Carter, prodotto dalla Disney, uscirà in Usa il 9 marzo 2012.






Chi è il nuovo regista di Akira?

Secondo quanto riporta Variety, la Warner Bros. Pictures è in trattative con Helmer Jaume Collet-Serra perché diriga l'adattamento live-action del noto lungometraggio di animazione nipponica Akira.

La domanda che però circola oggi in rete fra i fan di Akira è: chi diavolo è Helmer Jaume Collet-Serra? Pare che si tratti infatti di un illustre sconosciuto, almeno fra i non addetti ai lavori.

In precedenza per dirigere il film era stato contattato Ruairi Robinson, altro nome non notissimo ma con alle spalle ottime esperienze come regista di cortometraggi animati di qualità. Successivamente Robinson era stato sostituito con Albert Hughes, già regista di La vera storia di Jack lo Squartatore (From Hell) che però abbandonò il progetto di sua volontà.

Akira è un film d'animazione di produzione giapponese datato 1988, tratto da un omonimo manga di Katsushiro Otomo. Lo stesso Otomo è coinvolto nell'attuale progetto di adattamento nel ruolo di produttore esecutivo.

Ambientato in un futuro post nucleare nella metropoli di Neo-Tokyo, reincarnazione fantastica della Tokyo attuale, il lungometraggio animato godeva di una qualità tecnica indiscutibilmente superlativa. Lo sforzo realizzativo eccedeva infatti le possibilità di qualsiasi studio di animazione nipponico, tanto che fu necessario creare un consorzio composto da dieci diversi studi. Il film riuscì così a penetrare facilmente anche altri mercati cinematografici, guadagnando successo notevole in Usa e in tutta Europa.

Per il momento l'adattamento prevede un budget di 90 milioni di dollari e la trasposizione della storia dall'ambientazione di Neo-Tokyo a quella di una fantomatica New Manhattan.






giovedì 14 luglio 2011

Tre nuove clip per Capitan America - Il Primo Vendicatore

Sono state rilasciate tre nuove clip per il film Capitan America - Il Primo Vendicatore, la pellicola che Paramount Pictures e Marvel Studios faranno esordire il prossimo 22 luglio nelle sale di tutto il mondo.

La prima clip è stata pubblicata sul sito IGN, portale in lingua inglese di news e recensioni sul mercato dei videogames, e mostra una scena d'azione che vede Capitan America impegnato a lottare contro alcuni soldati nazisti.



La seconda clip è stata pubblicata da Yahoo Movies e invece ci presenta Steve Rogers nel momento della sua uscita da una sorta di camera iperbarica nella quale ha subìto la trasformazione in supersoldato. Si tratta ovviamente di una versione filmica più scenografica rispetto alla tradizione dei fumetti, nei quali Steve Rogers diventa il supersoldato con una molto meno spettacolare iniezione endovenosa di un siero sperimentale.



Infine, la terza clip, rilasciata su Moviefone, vede Steve Rogers impegnato a scegliere il suo armamentario fra le attrezzature che gli vengono proposte in un laboratorio di sperimentazione militare. E indovinate un po' cosa sceglierà Rogers?






mercoledì 13 luglio 2011

Recensioni: L'ultima Storia dei Vendicatori (The Last Avengers Story, 1995)

Pubblicata in Italia nel 1997, due anni dopo la pubblicazione americana, questa miniserie di due numeri si inserisce nell'ondata di opere dipinte che investì il mercato dei comics subito dopo la pubblicazione dello strepitoso Marvels dipinto da Alex Ross, dando vita a opere non sempre dello stesso fascino e - anzi - talvolta prive di qualsiasi appeal degno di nota.

Ai testi troviamo Peter David che prende probabilmente spunto da un divertente cameo da lui stesso inserito in una sua precedente miniserie, Hulk: futuro imperfetto, una cui scena lasciava intravedere fra vari cimeli supereroistici contenuti in una sorta di cupola-museo anche un libro intitolato appunto L'ultima Storia dei Vendicatori.

Fatta salva questa ispirazione, L'ultima Storia dei Vendicatori è totalmente indipendente da Hulk: futuro imperfetto, e anzi anche cronologicamente incompatibile a causa della versione di Hulk che propone. Come da titolo, la storia narrata è esattamente l'ultima dei Vendicatori di un lontano futuro, messisi ormai in pensione e in qualche caso persino defunti. Nuove leve di più cinici superuomini reggono l'araldo degli eroi più potenti della Terra.

I pochi superstiti della vecchia guarda appaiono grottescamente imbolsiti dal tempo. Caricature di sè stessi, divertenti eppur credibili, in cui si ritrova la irresistibile carica ironica di Peter David capace di stemperare una storia per ogni altro verso cupissima. Lungo l'intera miniserie si respira aria di decadimento e disperata malanconia. In luogo di un futuro imperfetto, qui abbiamo una sorta di futuro condannato da un passato che il tempo ha finalmente svelato in tutta la sua imperfezione.

Lo stile di disegno proposto da Ariel Olivetti è fascinosamente statico e tendente al barocco, sicuramente ispirato al tratto tipico di Simon Bisley o comunque alle scelte stiliche di scuola britannica rese popolari dalla rivista antologica AD 2000. Uno stile che ben rende l'atmosfera di disperazione, ma che fa fatica a sposarsi con le poche ma narrativamente fondamentali scene d'azione, che risultano perciò di non facile decifrazione fino a turbare un po' il ritmo e il piacere della lettura.



martedì 12 luglio 2011

Pubblicato il Teaser Poster per il nuovo film su Batman

Come annunciato in questo blog qualche post fa, Warner Bros ha pubblicato poche ore fa il primo teaser poster per il film The Dark Knight Rises, terzo capitolo della saga cinematografica dedicata a Batman a venir diretto da Christopher Nolan.

L'idea del poster è semplice ma di grande effetto. Il simbolo iconografico di Batman piazzato sullo sfondo di un paesaggio urbano che esplode in frantumi.

The Dark Knight Rises esordirà nelle sale in estate dell'anno prossimo.

Clicca qui per vedere il poster in alta risoluzione.



La storia (molto) segreta del Teschio Rosso

Marvel Comics ha annunciato che pubblicherà in versione non censurata il volume Red Glare (Bagliore Rosso) che raccoglie l'arco narrativo edito nel 1999 e composto dai numeri dal 14 al 19 della testata a fumetti Capitan America.

La storia è incentrata sull'arcinemico del capitano - il terribile Teschio Rosso - e all'epoca della prima pubblicazione andò incontro a un pesante stravolgimento narrativo rispetto alle intenzioni originarie del suo sceneggiatore Mark Waid.

Waid prevedeva infatti di dedicare il numero 14 alla presentazione delle origini del Teschio Rosso narrate dal punto di vista del personaggio stesso. Far raccontare un albo di Capitan America a un criminale nazista, attivo sostenitore della supremazia ariana, era sicuramente una scelta insolita.

L'intento di Mark Waid era però solo quello di dare uno spessore inusuale al personaggio e - sforzandosi di presentarlo al lettore in modo il meno possibile simpatetico - Waid si preoccupò contemporaneamente di chiedere il consenso preventivo dei vertici dirigenziali Marvel e la loro approvazione durante tutte le fasi di lavorazione.

La preparazione dell'albo venne ultimata e la copertina andò persino in stampa col il nome di Waid impresso come autore. Al momento di stampare le tavole interne, però, la direzione ci ripensò. La storia venne assegnata a un'altro sceneggiatore e riadattata, utilizzando quanto più possibile il materiale già disegnato ma stravolgendo il senso narrativo originariamente concepito da Mark Waid.

Particolare anche la scelta artistica dell'aspetto grafico che caratterizzava il numero, conservata infine anche nella versione censurata seppur depotenziata nel suo significato narrativo. Le tavole erano colorate in toni di grigio, con l'unica eccezione del rosso acceso per il terrificante volto del Teschio Rosso.

Il volume contenente la versione originaria scritta dodici anni fa da Mark Waid verrà pubblicato in Usa il prossimo ottobre.

Fonte: Comic Book Resources



"Space Invaders" go to Hollywood

Okay, okay... deve essere uno scherzo! The Hollywood Reporter riferisce che Space Invaders, il popolarissimo videogame arcade onnipresente nei bar di tutto il mondo tre decadi or sono, sta per diventare un film.

I produttori Lorenzo di Bonaventura e Gigi Pritzker hanno infatti acquisito i diritti di sfruttamento per il cinema di questo titolo videoludico di proprietà della Taito e della Midway. La produzione è ora a caccia di uno sceneggiatore.

Al di là del piacevole effetto nostalgia che questa notizia può suscitare in alcune generazioni, resta aperto un grosso quesito. Come si potrà tirar fuori una trama - una qualunque - da una schermata simile a quella che vedete nell'immagine? Tutti i livelli successivi del gioco erano praticamente identici al primo.

Trovare la risposta a questo fitto mistero sarà probabilmente anche la massima eccitazione che un film incentrato su un così scarno materiale di partenza potrà mai sperare di dare.

Intanto due previsioni si possono sicuramente fare. Uno: la colonna sonora del film sarà basata su un martellante zzt-zzt-zzt simile all'audio esiziale che nel gioco accompagnava il movimento dei cattivissimi invasori dallo spazio. Due: in luogo del tradizionale The End il film si concluderà con le parole Game Over.

O - se i produttori proveranno a indurci ad acquistare anche il biglietto del cinema di un eventuale secondo capitolo - è più probabile che la frase esatta di chiusura del film sarà Game Over, Insert Coin!




lunedì 11 luglio 2011

Greg Rucka scatena il suo "Punitore"

Lo sceneggiatore di fumetti Greg Rucka ha anticipato in una conferenza stampa la linea che intende tenere per il nuovo lancio editoriale del Punitore. A lui è stata infatti affidata la cura della nuova collana di fumetti Punisher, che parte nuovamente da numerazione 1 e i cui primi due numeri usciranno in Usa nel mese di agosto.

La novità rispetto al recente passato - citando le testuali parole dello scrittore - è che la collana ruoterà "non solo sul Punitore, ma sul Punitore nell'Universo Marvel".

The Punisher è probabilmente unico per popolarità rispetto al resto del parco dei personaggi Marvel Comics, perché fra questi nessuno che non sia dotato di superpoteri può aspirare a un riscontro di pubblico altrettanto grande. Pienamente immerso com'è nell'universo fittizio in cui convivono anche tutti gli altri eroi della casa - Spiderman, Hulk, Capitan America, ecc. - gli scrittori ai quali lungo gli anni sono state affidate le numerose collane dedicate al Punitore hanno dovuto anzitutto affrontare un primo problema: scegliere se porre maggiormente l'accento sull'interazione con i classici supereroi Marvel o se mantenere sostanzialmente isolato il personaggio in un mondo narrativo a sé stante fatto solo di azione e violenza iperrealista.

La soluzione adottata dal 2003 a oggi dallo sceneggiatore Garth Ennis e dai suoi continuatori, nell'ambito della sottodivisione editoriale MAX Comics, è andata nella seconda direzione. Lungo questo periodo i supereroi Marvel sono comparsi raramente nelle narrazioni del Punitore, e pur quando introdotti venivano trattati con intenti ironici e dissacranti.

Una scelta che ha prodotto i suoi risultati sia in termini di qualità narrativa che di riscontro commerciale ma che ora sembra completamente ribaltata dall'annuncio di Greg Rucka.

Fonte: Comic Book Resources




Recensioni: Punto d'impatto (The Ledge, 2011)

Punto d'impatto (The Ledge) è un film di produzione USA selezionato per il Sundance Film Festival 2011 e uscito nelle sale italiane lo scorso dieci giugno. Classificato di norma come thriller, è in realtà un film molto più umanamente genuino e profondo rispetto alla media del genere. La trama criminale, pur non priva di avvincente tensione, è solo il pretesto e il collante per una credibile esplorazione dei moti dell'anima. Fra gli interpreti più noti si segnalano Liv Tyler e Terrence Howard.

Lo scrittore e sceneggiatore Matthew Chapman, inglese ma naturalizzato statunitense, torna con questo film anche alla regia dopo 23 anni, imbastendo una storia in cui riesce a mescolare molti degli elementi filosofici e autobiografici che sono la materia di base del suo primo libro (Trials of the Monkey: An Accidental Memoir, 2002). Come scrittore ha inoltre all'attivo una inchiesta giornalistica su un caso discusso alla Corte Distrettuale dello Stato della Pennsylvania con imputata una scuola pubblica rea di aver introdotto programmi di insegnamento creazionisti nei suoi corsi di biologia.

Chapman è nientemeno che pro-pro nipote di Charles Darwin, eredità simbolica ingombrante quanto prestigiosa, e questo si riflette sicuramente sui suoi interessi. Lo scontro fra una mentalità di vita pragmatica e razionalista, pur non priva di sensibilità e vulnerabilità umana, e gli eccessi di fanatismo religioso e bigotto diffusi in alcuni settori della società civile negli stati del sud degli USA (il film è ambientanto in Louisiana) sono il tema sottostante della pellicola. La diatriba filosofica e etica fra due rivali in amore diventa gradualmente il confronto fra la capacità di attingere efficacemente da sè stessi determinazione e autocontrollo, con epilogo drammatico.

Credibile per atmosfere, per struttura del racconto e per tridimensionalità delle interpretazioni, il film pecca lievemente in alcuni passaggi della narrazione, accennati in modo un tantino didascalico. Anche certi aspetti psicologici dei protagonisti vengono lasciati sullo sfondo, suggeriti ma non approfonditi, stavolta più per scelta e carenza di tempo narrativo. Come d'altro canto è anche giusto e inevitabile che sia, perché l'unica blanda insoddisfazione che un film dovrebbe lasciare è il dover abbandonare personaggi che ci hanno fatto realmente compagnia durante la visione, raccontandoci qualcosa di noi stessi.






Batman Year One - Il trailer animato

The Dark Knight Rises, il nuovo film live action su Batman (vedi post precedente) non giungerà nelle sale prima di luglio 2012. Ma un'altra possibilità meno remota di fare una virtuale gitarella a Gotham City (e quale altra se non virtuale) ce la offrirà Batman Year One, nuovo film della linea DC Universe Animated Original Movies.

Music TV ha appena pubblicato il primo trailer, per la verità non particolarmente esaltante, di questo lungometraggio in animazione che almeno dal titolo si ispira apertamente all'omonima miniserie a fumetti scritta nel 1987 da Frank Miller e da cui è tratto il magistrale disegno di David Mazzucchelli che vedete in cima al post. La miniserie fu, nelle intenzioni e nei fatti, la pietra miliare fondamentale per redisegnare l'intero immaginario narrativo del Batman moderno.

La linea DC Universe Animated Original Movies è una serie di film d'animazione prodotta esclusivamente per il mercato Home Video. Qui potrete trovare la lista completa dei film prodotti fino a oggi e qui invece i loro trailer promozionali.

Vi lascio ora alla visione del trailer di questo nuovo tassello dell'universo animato targato DC Comics. Il rilascio del film per il mercato Blue Ray, DVD e On Demand è previsto in Usa per il 18 ottobre.





domenica 10 luglio 2011

Il primo Teaser Trailer del nuovo "Batman" uscirà con "Harry Potter"

La Warner Bros ha pensato bene di associare l'uscita del primo teaser trailer per il terzo film di Batman diretto da Christopher Nolan (The Dark Knight Rises) alla proiezione di Harry Potter e i doni della morte: Parte II in uscita in USA il 15 luglio prossimo.

La notizia, già rumoreggiata tempo fa, tecnicamente è ancora ufficiosa in quanto confermata non dalla Warner stessa ma dal sito Superherohype, solitamente però molto attendibile per ciò che riguarda le news del cinema supereroistico.

Superherohype rivela testualmente di "aver ricevuto parola da fonte affidabile" che non solo il teaser trailer ma anche il teaser poster per The Dark Knight Rises giungerà nelle sale assieme all'ultimo film dedicato a Harry Potter.

Sempre secondo Superherohype il teaser trailer per il film di Batman sarà disponibile sia nelle sale 2D che 3D, nonché 3D IMAX, sebbene The Dark Knight Rises non è annunciato come film che verrà realizzato in 3D. E' perciò probabile che per la proiezione 3D verrà utilizzata una clip in 2D-convertito. La durata del teaser trailer dovrebbe essere di un minuto e 33 secondi.

Fra i personaggi comprimari di The Dark Knight Rises compariranno Catwoman e il cattivissimo - ma è che lo disegnano così - Bane (nella foto)




Plot Device

Plot Device è un divertentissimo cortometraggio girato con professionalità tecnica da fare invidia ai migliori studios di Hollywood, che sta spopolando in rete da circa un mese, ossia da quando è stato postato su vimeo.

Lungo i suoi nove minuti di durata il video ci propone la trama di un giovane filmaker che, suo malgrado, si ritrova a diventare ostaggio di un dispositivo capace di immergerlo - in modo fin troppo letterale - in tutta la potenza narrativa di vari generi cinematografici.

Il film è stato realizzato dal giovane regista Seth Worley per conto di RedGiant.com, col probabile scopo di pubblicizzare, tramite tecniche di marketing virale, la suite software Magic Bullet prodotta da Red Giant e mirata a fornire strumenti professionali per la produzione video.

In narrativa si usa definire Plot Device (Dispositivo di trama) un elemento introdotto artificiosamente nella trama con l'unico scopo di farla avanzare e sbloccarla da una impasse. Una definizione che si adatta perfettamente al dispositivo attorno al quale ruota il cortometraggio.

Godetevi il video e... mi raccomando: continuate a guardarlo anche dopo la conclusione dei titoli di coda.






Da "Capitan America" a "Capitan Coso"

Paramount Pictures e Marvel Studios stanno studiando una curiosa e discutibile mossa di marketing internazionale per il lancio di Captain America The First Avenger, film in imminente uscita nelle sale di tutto il mondo (22 luglio 2011).

La paura della produzione è infatti quella di urtare la suscettibilità di grosse fette di pubblico in alcuni paesi quali Ucraina, Russia, Corea del Sud e altri.

I sentimenti anti-americani sono molto diffusi e radicati in queste nazioni e l'immagine di un personaggio simbolo degli Stati Uniti, che indossa la bandiera USA e porta la stessa America nel proprio nome, rischia di far fallire a priori le speranze di successo per il lancio del film. Limitatamente alle nazioni per le quali vige questa preoccupazione puramente economica, si sta pensando di cambiare il nome del film da Captain America The First Avenger al più blando The First Avenger.

I fan di vecchia data dei fumetti sanno bene che le stelle e strisce indossate da Capitan America sono tutt'altro che odiosamente ideologiche, quanto piuttosto trattate come simbolo più nobile di una aspirazione universale alla libertà che si pone al di sopra di ragioni nazionali.

Eppure la preoccupazione del marketing non è oziosa. Captain America The First Avenger è l'ultimo tassello narrativo che manca ancora ai Marvel Studios prima di presentare anche The Avengers, il film sui Vendicatori - annunciato per il 4 luglio 2012 - che vedrà schierati Capitan America assieme a Thor, Hulk e Iron Man, già presentati dalle rispettive pellicole.

Un riscontro deludente al box office per Captain America The First Avenger si ripercuoterebbe perciò negativamente anche sul successo di The Avengers.

Fonte: Yahoo Notizie

Captain America The First Avenger: trailer italiano







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