sabato 8 ottobre 2011

Recensione: Superboy #1 (The New 52)

Nella notte dei tempi, Superboy era semplicemente la versione più giovane di Superman, calibrata per un pubblico d’età minore. In tempi più moderni i due personaggi sono stati separati in persone distinte. Superman muore e Superboy viene creato in laboratorio appositamente per rimpiazzarlo.

Finché Superboy era da solo in circolazione, lo si è potuto far muovere in modo interessante, confrontandolo col ricordo del buon vecchio Superman e constatandone l'inadeguatezza come sostituto. Quando Superman è tornato sulla scena, divenne però inopportuno che il clone lo mettesse in imbarazzo.

E qui cominciò il calvario di Superboy, trasformato in bravo ragazzo noiosissimo e con ben poco da raccontare, continuamente revisionato nel corredo di poteri a sua disposizione (un po’ diverso da quello di Superman) e nei tratti caratteriali (sempre sfocati e inefficaci per risultare davvero di interesse). Come ultima spiaggia si tentò la rivelazione shock: il DNA di Superboy è derivato per metà da quello di Superman e per l’altra metà da quello di Lex Luthor.

Nonostante ciò, gli sceneggiatori continuavano a non sapere che farne di questo ragazzetto ingombrante, provando alla cieca vari approcci incerti e falllimentari. Finché siamo arrivati a ridosso dell’operazione di rilancio DC Comics. Un personaggio così problematico, forse, sarebbe stato meglio lascialo a casa e non includerlo nel nuovo universo DC. Ma a quanto pare non si può.

Okay, hai mani, corpo e tutto. Capelli zero, però!
Superboy è una icona essenziale per la serie dei Teen Titans, testata che raccoglie in un unico supergruppo tutti i cosidetti sidekicks (le spalle giovanili dei supereroi di punta). Un prodotto che ha sempre goduto di uno straordinario appeal fra i giovanissimi, tanto da essere stato emulato in altre serie di successo (Young Justice in DC Comics e Young Avengers in Marvel).

E così, DC Comics passa ora la patata bollente-Superboy allo sceneggiatore Scott Lobdell, a cui va, coerentemente, anche il compito di scrivere in parallelo la testata dei Teen Titans. Può darsi che Lobdell abbia idee molto chiare su cosa fare di Superboy, ma da questo esordio è letteralmente impossibile comprendere quali siano le sue intenzioni.

Superboy #1 ci riporta nel laboratorio, alle origini di un personaggio che (apparentemente) non viene poi reinventato così tanto. In apertura d’albo, Superboy è già originato ma non è ancora caratterialmente formato. Il progetto scientifico-militare N.O.W.H.E.R.E. lo tiene in osservazione, perché non conosce ancora bene il potenziale di un essere che spera di poter trasformare in un'arma di distruzione di massa.

Le vecchie versioni di "Superboy" vengono fatte rivivere
durante sogni in realtà virtuale. E Lobdell ironizza sui trascorsi
La N.O.W.H.E.R.E. è una invenzione ex-novo nell'universo DC, ma la sua esistenza non è incompatibile col fatto che Superboy è stato (nella vecchia versione DC) creato piuttosto da un'altra organizzazione, il progetto Cadmus. Da alcuni dialoghi sembra infatti che la N.O.W.H.E.R.E. nutra dubbi su quale sia la composizione precisa del DNA di Superboy. Ciò potrebbe significare che l'organizzazione non è la creatrice originaria del clone, ma potrebbe significare anche che sospetta di aver prodotto un clone diverso da quello che voleva creare.

Quel che è certo è che Superboy sembra avere poteri superumani ma non le stesse compulsioni altruistiche di Superman. Il che ci lascia in dubbio su quel che vorrà fare Lobdell col personaggio, una volta incluso nei Teen Titans. Trasformarlo forse in una potenziale minaccia? L’approccio narrativo è molto verboso, anche troppo, eppure alla chiusura dell'albo resta l’impressione che nessuna informazione certa ci sia stata fornita (cosa che è evidente da tutti i condizionali che ho utilizzato fin qui).

L’immedesimazione del lettore con il personaggio viene suscitata attraverso i pensieri di Superboy, trattato da cavia e sofferente per la prigionia, sicché egli medita sulla fuga man mano che acquista consapevolezza di sé stesso e controllo sui suoi poteri. Al contempo, seppur rancoroso, il ragazzo si guarda attorno persino con una certa dose di incanto infantile. Insomma, non esattamente l’approccio più innovativo al mondo.

Rilasciate il super-ragazzo!
Non è ancora pronto ma doveva essere pronto ieri.
Il pur capacissimo matitista R. B. Silva adotta un tratto molto cartonistico, con contorni nitidi e senza ombreggiature o tratteggi, e analogamente la colorazione fugge da qualsiasi ricercatezza per consegnare un prodotto di pulizia immediata. Il risultato, tecnicamente affatto carente, sembra troppo sempliciotto già a colpo d’occhio, ma forse è esattamente in linea col pubblico potenziale per la testata.

In conclusione dell’albo, e posso rivelarlo perché c’è ben poco che non si intuirebbe già a metà lettura, Superboy viene inserito nei Teen Titans (così si lascia intuire dalla splash page finale) anche se ritenuto ancora non controllabile. Il che getta un’ombra anche sulla presunta benignità della missione dei Titani.

Sconsiglierei la lettura di quest’albo a un pubblico smaliziato, ma obiettivamente non potrei ben motivare la mia opinone. E’ davvero difficile capire se Lobdell abbia in mente un piano di vasta portata o stia solo giocando a fare l’equilibrista senza sapere bene in che direzione andare.

Opinione personalissima è che l’unico scopo dell’albo fosse quello di reintrodurre SuperBoy per poi rilanciare la palla ai Teen Titans, ma sopratutto che l'irritante e sibillina verbosità tornerà molto utile per creare agganci di ogni tipo per qualsiasi aggiustamento si vorrà successivamente improvvisare.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una piccola osservazione:
"Il risultato, tecnicamente affatto carente..."
significa "il risultato, tecnicamente PROPRIO [o "MOLTO"] carente...".
E' ciò che volevi dire?
Lo chiedo non per fare il saputello o "polemizzare" su quisquilie, ma semplicemente perché usare il termine "affatto" come sinonimo di "nient'affatto" è un'uso, errato, che ritrovo sempre più spesso nei blog. Ma il significato, con quest'uso errato, diventa l'opposto di ciò che chi scrive avrebbe voluto dire.
Quindi, nel caso della tua recensione (come sempre interessante!), il disegnatore è tecnicamente "proprio" carente o è tecnicamente "nient'affatto" carente?...
Un saluto e complimenti per il blog, che seguo con molto interesse!
G.T.

Sentry ha detto...

Il disegnatore non è carente :) Si è adattato a uno stile immediato e per gusti poco smaliziati. Grazie per l'attenzione con cui segui (e non sono ironico perché lo so che sul web la maggior parte legge a campione o colpo d'occhio) :)
Ciao.

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