lunedì 11 luglio 2011

Recensioni: Punto d'impatto (The Ledge, 2011)

Punto d'impatto (The Ledge) è un film di produzione USA selezionato per il Sundance Film Festival 2011 e uscito nelle sale italiane lo scorso dieci giugno. Classificato di norma come thriller, è in realtà un film molto più umanamente genuino e profondo rispetto alla media del genere. La trama criminale, pur non priva di avvincente tensione, è solo il pretesto e il collante per una credibile esplorazione dei moti dell'anima. Fra gli interpreti più noti si segnalano Liv Tyler e Terrence Howard.

Lo scrittore e sceneggiatore Matthew Chapman, inglese ma naturalizzato statunitense, torna con questo film anche alla regia dopo 23 anni, imbastendo una storia in cui riesce a mescolare molti degli elementi filosofici e autobiografici che sono la materia di base del suo primo libro (Trials of the Monkey: An Accidental Memoir, 2002). Come scrittore ha inoltre all'attivo una inchiesta giornalistica su un caso discusso alla Corte Distrettuale dello Stato della Pennsylvania con imputata una scuola pubblica rea di aver introdotto programmi di insegnamento creazionisti nei suoi corsi di biologia.

Chapman è nientemeno che pro-pro nipote di Charles Darwin, eredità simbolica ingombrante quanto prestigiosa, e questo si riflette sicuramente sui suoi interessi. Lo scontro fra una mentalità di vita pragmatica e razionalista, pur non priva di sensibilità e vulnerabilità umana, e gli eccessi di fanatismo religioso e bigotto diffusi in alcuni settori della società civile negli stati del sud degli USA (il film è ambientanto in Louisiana) sono il tema sottostante della pellicola. La diatriba filosofica e etica fra due rivali in amore diventa gradualmente il confronto fra la capacità di attingere efficacemente da sè stessi determinazione e autocontrollo, con epilogo drammatico.

Credibile per atmosfere, per struttura del racconto e per tridimensionalità delle interpretazioni, il film pecca lievemente in alcuni passaggi della narrazione, accennati in modo un tantino didascalico. Anche certi aspetti psicologici dei protagonisti vengono lasciati sullo sfondo, suggeriti ma non approfonditi, stavolta più per scelta e carenza di tempo narrativo. Come d'altro canto è anche giusto e inevitabile che sia, perché l'unica blanda insoddisfazione che un film dovrebbe lasciare è il dover abbandonare personaggi che ci hanno fatto realmente compagnia durante la visione, raccontandoci qualcosa di noi stessi.






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