mercoledì 13 luglio 2011

Recensioni: L'ultima Storia dei Vendicatori (The Last Avengers Story, 1995)

Pubblicata in Italia nel 1997, due anni dopo la pubblicazione americana, questa miniserie di due numeri si inserisce nell'ondata di opere dipinte che investì il mercato dei comics subito dopo la pubblicazione dello strepitoso Marvels dipinto da Alex Ross, dando vita a opere non sempre dello stesso fascino e - anzi - talvolta prive di qualsiasi appeal degno di nota.

Ai testi troviamo Peter David che prende probabilmente spunto da un divertente cameo da lui stesso inserito in una sua precedente miniserie, Hulk: futuro imperfetto, una cui scena lasciava intravedere fra vari cimeli supereroistici contenuti in una sorta di cupola-museo anche un libro intitolato appunto L'ultima Storia dei Vendicatori.

Fatta salva questa ispirazione, L'ultima Storia dei Vendicatori è totalmente indipendente da Hulk: futuro imperfetto, e anzi anche cronologicamente incompatibile a causa della versione di Hulk che propone. Come da titolo, la storia narrata è esattamente l'ultima dei Vendicatori di un lontano futuro, messisi ormai in pensione e in qualche caso persino defunti. Nuove leve di più cinici superuomini reggono l'araldo degli eroi più potenti della Terra.

I pochi superstiti della vecchia guarda appaiono grottescamente imbolsiti dal tempo. Caricature di sè stessi, divertenti eppur credibili, in cui si ritrova la irresistibile carica ironica di Peter David capace di stemperare una storia per ogni altro verso cupissima. Lungo l'intera miniserie si respira aria di decadimento e disperata malanconia. In luogo di un futuro imperfetto, qui abbiamo una sorta di futuro condannato da un passato che il tempo ha finalmente svelato in tutta la sua imperfezione.

Lo stile di disegno proposto da Ariel Olivetti è fascinosamente statico e tendente al barocco, sicuramente ispirato al tratto tipico di Simon Bisley o comunque alle scelte stiliche di scuola britannica rese popolari dalla rivista antologica AD 2000. Uno stile che ben rende l'atmosfera di disperazione, ma che fa fatica a sposarsi con le poche ma narrativamente fondamentali scene d'azione, che risultano perciò di non facile decifrazione fino a turbare un po' il ritmo e il piacere della lettura.



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