L'albo risponde quindi alla domanda: "metà della Legione è rimasta nel futuro esattamente a far che"? Bè, diciamo... a fare le solite cose.
Non importa quanto la Legion of Super-Heroes costituisca un pezzo di storia nell'ambito del DC Universe. Quel che conta davvero sono le sue premese narrative di base, che potremmo cinicamente riassumere in questo modo: c'è un gruppo di supereroi in un fumetto di fantascienza. Il che dice tutto e niente.
Il niente sembra essere il vero, autentico tessuto narrativo della Legione. Sceneggiatori eccelsi come Mark Waid e Geoff Johns si sono occupati di scrivere le loro avventure ottenendo invariabilmente non-trame messe in scena da tante marionette colorate, con sullo sfondo un qualche cielo galattico.
Una lunga sequenza di vignette come |
questa: "personaggio più descrizione" |
Il punto è che il gruppo non cattura e non potrà mai sperare di catturare larghe fasce di lettori (men che meno nuovi lettori). Fa presa solo su un gruppo ristretto di fans sfegatati, che essendo anche gli unici lettori non potevano essere frustrati da un azzeramento della situazione. Un rilancio pigro e pessimisticamente (o realisticamente) rinunciatario a priori d'ogni innovazione.
La storia? No, credetemi... non ho capito quasi nulla. Confesso di conoscere ben poco delle trame pregresse, quindi parto sicuramente svantaggiato, ma la lunga esperienza da lettore di centinaia di titoli diversi mi rende confidente del fatto che posso individuare a colpo d'occhio la differenza fra un fumetto incomprensibile a me e uno incomprensibile a quasi chiunque.
Una rapida esplorazione fra alcune recensioni d'oltreocano mi ha rassicurato sul fatto che non sono il solo ad avere molta difficoltà nel tirare fuori un senso da questo guazzabuglio di supermarionette. Chameleon Boy, Ultra Boy, Phantom Girl, Dragonwing, Chemical Kid, Comics Boy, Comet Queen, Dream Girl, e molti altri. Tutti personaggi che esauriscono la loro caratterizzazione nel nome di battaglia.
Glorith |
I loro colleghi stanno sudando sette camice in un'epoca che non è la loro, ma i legionari nel 31° secolo si limitano a cianciare di effetti connessi a Flashpoint, la pretestuosa saga a base di universi alternativi che ha introdotto il reboot. E la presenza di Glorith rassicura prematuramente sul risultato finale: i poteri di costei sono in larga parte sconosciuti, ma comunque capaci di manipolare energie e futuri alternativi.
Mentre leggi sai già che non c'è nessun pasticcio che non possa essere messo a posto con un espediente quasi magico e che nessuna delle marionette colorate che vedi tanto agitarsi si farà male davvero.
I disegni di Francis Portela sono invece molto migliori rispetto a quelli Pete Woods visti in Legion Lost #1. Costruzione delle tavole meno ingessata, anatomie più armoniose, prospettive più sofisticate, espressioni più vivide. Una abilità da storyteller di maggior mestiere, per raccontare però una non-storia. Si tratta solo di una bellissima confezione che incarta il nulla.
DC Comics Reboot: The New 52 - tutte le recensioni
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