martedì 4 ottobre 2011

Recensione: Swamp Thing #1 (The New 52)

Swamp Thing non è un personaggio facile, anche se è stato un pezzo della storia dei comics in piena epoca di rinnovamento tematico dei fumetti made in Usa. Un periodo anni ottanta noto ormai come rinascimento americano dei comics.

Fra i titoli dell'epoca più citati (spesso anche a sproposito) da chi voleva a tuti i costi individuare un netto spartiacque fra un prima e un dopo rispetto al momento in cui i supermen americani diventavano finalmente adulti, c'erano Swamp Thing e di Animal Man.

Entrambe le testate facevano parte della linea Vertigo (ex marchio adulto della DC Comics) ed entrambe hanno ruotato, quantomeno per significativi periodi della loro corsa editoriale, su atmosfere horror.

Se in Animal Man l'horror era (ed è - ho parlato qui del nuovo Animal Man) più tangibile e sanguigno, centrato sulle suggestioni della carne e sangue (senza per questo voler dire che si sia trattato di un titolo banalmente splatter), l'orrore di Swamp Thing era più metafisico, filosofico. Sicuramente più di atmosfera.

Qualcosa è andato in tilt nell'ecosistema
E non sarebbe potuto essere diversamente per un personaggio come lo scienziato Alex Holland, che dopo aver subito la contaminazione da parte di un siero per la rigenerazione delle piante, si trasformava in una creatura non del tutto senziente, dai ricordi umani vaghi e indistinti, ma empaticamente in contatto con tutto il mondo vegetale.

Anche per lo Swamp Thing nel nuovo universo DC Comics, quindi, si fa una operazione analoga a quella fatta su Animal Man: le tematiche di fondo horror vengono conservate, come pure l'altissima qualità di realizzazione, ma per inserire la creatura delle paludi in un contesto più appetibile ai lettori odierni si gioca più sulla tecnica di narrazione, piuttosto che su una vera rivoluzione delle premesse sul personaggio.

Nel caso di Swamp Thing vengono adottati sostanzialmente due espedienti.

Il primo è quello di mettere da subito in chiaro che Swamp Thing/Alex Holland è a pieno titolo inserito nel nuovo Universo DC. Non che non lo fosse anche prima, ma in sostanza le sue narrazioni venivano tenute abbastanza separate da quelle del resto dei personaggi DC Comics. La scena di apertura dell'albo, ritmata in modo superbo dalle liriche didascalie dello sceneggiatore Scott Snyder, è apocalittica, coinvolgendo Superman, Batman e Aquaman.

Altre pagine dell'albo impegnano in un lungo dialogo Superman e Alex Holland, quest'ultimo ritiratosi a fare il taglialegna (simbolo forte per quello che un tempo è stato il paladino del regno vegetale).

C'è qualcos'altro di strano in giro...
Il secondo espediente narrativo è quello di utilizzare sequenze di eventi e inquadrature tipiche del cinema horror, per creare atmosfere e tensioni simili a quelle di alcuni film - per esempio - di John Carpenter.

Non che una narrazione ben cadenzata e molto influenzata dal cinema sia assente da molte altre testate odierne, ma risalta al massimo con disegni minuziosi (e di presa immediata) come quelli di Yanick Paquette (ho parlato qui della sua tecnica) piuttosto che col tratto di disegnatori che puntino sulla spettacolarizzazione dell'azione.

Al dialogo fra Superman e Alex Holland è perciò inframmezzata un'altra potente scena sovrannaturale che porta a rivelare l'esistenza di una creatura mostruosa. Probabilmente non senziente anch'essa quindi perfetto contraltare per Swamp Thing

Il cliffhanger finale infine getta dubbi sul fatto che Holland e Swamp Thing siano (si fa per dire) la stessa persona.

Swamp Thing #1 promette una serie autenticamente horror, secondo ciò che l'horror dovrebbe essere: la costruzione continua di atmosfera e tensione. Quella tensione che ti lascia con la voglia di leggere anche il prossimo numero.

DC Comics Reboot: The New 52 - tutte le recensioni

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