domenica 25 settembre 2011

Recensione: Animal Man #1 (The New 52)

Accade spesso nel mondo dei comics che i personaggi minori, quelli che alle loro prime apparizioni non sfondando subito presso il pubblico, finiscano alla lunga per diventare molto più interessanti di altri più gettonati.

Senza timore di distruggere le vendite, un titolo poco redditizio può essere affidato alle cure di restyling di autori cui viene data carta bianca, e nella massima libertà espressiva spesso spuntano fuori dal cilindro magico dei concetti veramente hit.  

Animal Man è già passato attraverso questa fucina creativa e sembra assolutamente naturale perciò ritrovarlo oggi fra i 52 titoli del rilancio DC Comics. A ben guardare, però, così naturale non è affatto.

La testata che ha dato la caratterizzazione decisiva al personaggio durò 89 numeri (1988/1995) e la gestione Grant Morrison - scrittore immancabilmente identificato come vero artefice della potenza del personaggio - è durata solo per i primi 26 numeri. E non è neanche del tutto veritiero che il titolo fosse interessante perché era entrato a far parte della linea Vertigo, marchio editoriale adulto della DC Comics, o perché avesse virato verso toni decisamente horror. Queste svolte si sono infatti avute abbastanza tardi (a partire dal numero 51).

Quadretto familiare
A me pare che il vero motivo per cui si sia deciso di inserire Animal Man fra le testate dell'operazione The New 52 sia piuttosto da cercare nel fatto che il personaggio ha svolto un ruolo di primo piano nella serie settimanale 52 (l'evento editoriale successivo a Crisi Infinita). Questo lo rende ben vivido nella memoria delle generazioni più giovani meglio di quanto faccia una (pur ottima) serie conclusasi ormai sedici anni fa.

Detto questo, con Animal Man #1 lo scrittore Jeff Lemire e il disegnatore Travel Foreman ci consegnano un albo semplicemente superlativo e che ben promette una serie altrettanto superlativa. La ragione è da cercare nella estrema cura della realizzazione, ma anche nel fatto che alcuni elementi della tradizione vengono sapientemente recuperati.

Piccola, papà esce un attimo a fare il rinoceronte e il cane
Bernhard Baker è ancora inserito nel contesto familiare di incantevole normalità in cui lo aveva collocato Grant Morrison (piuttosto che andare a cuor leggero a bighellonare in calzamaglia colorata mentre moglie e figli se ne restano a casa) e alcune didascalie sottolineano che questo aspetto resterà uno dei cardini della serie

L'entrata in azione di Bernhard come Animal Man viene giustificata con una credibilità estrema rispetto al suo contesto familiare e rispetto alle sue aspirazioni personali. E la capacità di Bernhard di assorbire le caratteristiche degli animali che ha attorno, sembra ora più intensa che mai e perciò non priva di conseguenze (supereroe con superproblema?).

Viene invece lasciato ai margini - non sappiamo se per sempre o solo in questo numero #1 - l'altro tema cardine introdotto da Morrison, quello dell'attivismo animalista e vegetariano. Ci sono indizi che il tema sarà ancora importante nella serie, ma l'impressione è che Jeff Lemire lo metterà meno al centro della scena di quanto avesse fatto Morrison. Sono altri tempi e l'insistenza quasi esclusiva su un tema progressista o new age non basterebbe a reggere a lungo un'intera serie.

Maxine ha preso tutto da suo padre
Nelle ultime pagine si recupera invece - con un impatto grafico straordinario - l'altro aspetto cardine della vecchia serie di Animal Man, quella delle trame horror introdotte all'epoca dallo sceneggiatore James Delano. Oggi come allora, Maxine (figlia di Bernhard) svolgerà un ruolo di primo piano in questo genere di trame.

Raccontato così non si rende però abbastanza l'idea di quanto questo Animal Man #1 risulti affascinante e quasi ipnotico. Il punto è che tutti questi elementi vengono introdotti con un equilibrio calibratissimo e vengono perfettamente integrati col tratto meraviglioso di Travel Foreman.

Al di là della raffinata abilità che Foreman mostra nel tratteggio delle espressioni del viso, nel cambio continuo di inquadratura e prospettiva, nella precisione e minuziosità esecutiva, c'è na notare la sua altrettanto magistrale scomposizione della tavola che gioca un ruolo di primissimo piano nella narrazione. Larghe porzioni di pagina vengono occasionalmente lasciate in bianco da vignette oblique, ma che iperdettagliate come sono non fanno mai avvertire un senso di mancanza quanto piuttosto di movimento del racconto. Ed è d'obbligo menzionare anche la stupenda colorazione, delicata e brillante, di Lovern Kindzierski.

Insomma, uno dei titoli più interessanti del rilancio DC Comics. Non c'è proprio il minimo dubbio.


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