martedì 4 ottobre 2011

Recensione: Batwoman #1 (The New 52)

Il vecchio Captain Marvel della Fawcett (alias l'attuale Shazam in DC Comics) aveva lanciato una tradizione: quella di circondare i supereroi più popolari con intere famiglie di consanguinei o emuli in costume.

Imitato dalle altre case di fumetti, in DC Comics avevamo visto comparire in piena Silver Age (1956) anche Batwoman, personaggio poi abbandonato già dal 1979.

Dopo altre (molto più recenti) apparizioni di una nuova versione di Batwoman a seguito degli eventi di Crisi Infinita, nel 2006 si decise di modernizzare le origini della donna-pipistrello.

A Kate Kane venne data una discendenza ebraica e un orientamento sessuale lesbico, stratagemma per indure i giornali a parlarne ampiamente. Il personaggio venne definitivamente canonizzato nel 2006 da un arco narrativo di altissima qualità su Detective Comics #854 - #860 (in quel periodo Batwoman faceva da supplente a Batman).

E' esattamente da questa saga, intitolata Elegy, che riprende la narrazione in Batwoman#1. Vengono riallacciati i fili narrativi con l'attentato terroristico visto allora, e con le rivelazioni sul passato di Kate Kane con le quali - con grande shock - il personaggio sì è dovuto confrontare.

Senza Parole... e l'immagine è solo un dettaglio

Lo scrittore di Elegy, Greg Rucka, è però ormai impegnato altrove. I testi di Batwoman #1 vengono perciò affidati a J. H. Williams III, già spetttacolare disegnatore della saga precedente così come di questo nuovo corso narrativo. Gli viene affiancato un co-scrittore, W. Haden Blackman, ma in ogni caso J. H. Williams III è già un tale story-tellerer che il risultato finale è assolutamente al livello delle aspettative.

Brutti ricordi
Sul piano grafico, in Batwoman #1, Williams riesce persino a superarsi rispetto a quello che ci aveva già mostrato in Detective Comics.

Ogni pagina dell'albo ha una costruzione della tavola a sé stante, sempre perfettamente sposata con le esigenze di narrazione, funzionale al ritmo e alla necessità di addensare in ventidue pagine una massa immensa di informazioni. E sopratutto ispirata al fior fiore delle scuole fumettistiche di tutto il mondo (ci sono delle pagine che mi hanno ricordato lo stile di racconto del nostro Gianni De Luca).

In più, le scelte artistiche sono nettamente diverse nelle parti riservate a raccontare di Batwoman e quelle dedicate dedicate all'approfondimento psicologico di Kate Kane, tenendo sempre ben chiara la distinzione fra le due opere di caratterizzazione. Come Batwoman l'eroina è affiancata dalla cugina Bette, alias l'ex Flamebird, mentre come Kate Kane ci viene mostrata fragile al ricordo di Renee Montoya, agente di polizia con cui Kate aveva una relazione.

Ai pregi grafici di J. H. Williams III (NB: stiamo parlando di arte sequenziale ma in più punti anche di vere e proprie opere pittoriche che potrebbero essere guardate come opere a sé stanti - ditemi voi se i loghi sulla copertina non vengono avvertiti come fastidiosi disturbi rispetto all'illustrazione sottostante) si aggiunge il forte e sapiente contrasto di colori a opera di Dave Stewart, che va a impreziosire notevolmente i disegni.

Bette (ex Flamebird)
Due sono le pecche della narrazione, ma a ben guardare si tratta di questioni opinabili. La reintroduzione di Bette può lasciare perplessi, sembrando a prima vista un orpello inutile. Ma non si può mai dire, dato che anche l'idea di affiancare (editorialmente parlando) a tutti i costi Batman con una donna pipistrello potrebbe essere tacciata di ridondanza.

L'altra pecca è un po' più grave, ma solo perché Batwoman esordisce nell'ambito dell'operazione The New 52 che dovrebbe essere ideale punto di approccio per nuovi lettori. Senza aver letto l'arco narrativo precedente non si colgono tutte le sfumature della storia Ma anche questa in fondo è una mossa editorialmente vincente perché spingerà i nuovi lettori all'acquisto della raccolta in volume di Elegy.


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