Al di là della qualità del lavoro che Morrison sta svolgendo e svolgerà, è ovvio che non tutti i lettori di vecchia data accetterebbero a lungo un Superman ricondotto a un fervore adolescenziale col quale risulta difficile empatizzare.
E' in questo Superman #1, quindi, che abbiamo realmente l'occasione di gettare la prima occhiata a quello che sarà il big blue ufficiale del nuovo universo DC, con una narrazione temporalmente spostata di qualche anno avanti, verso un Clark Kent nella sua piena maturità di adulto.
Ci sarebbe tanto da dire su questo albo: venticinque tavole fitte fitte di vignette, baloons e didascalie, rese ancora più dense dallo stile miniaturista del disegnatore Jesús Merino che è molto conforme a quello di George Pérez. Quest'ultimo è impegnato sui testi ma ha anche steso gli schizzi base delle tavole, sicché è a lui che si deve realmente il paneling delle pagine.
Abbiamo una storia di Superman che si mantiene molto entro i binari della tradizione, con l'Uomo d'Acciaio impegnato senza se e senza ma a fare ciò che gli riesce meglio: difendere i deboli, non mettersi in testa megalomani aspirazioni di trasformare il mondo alla radice, e tirare avanti tentando di condurre una vita normale.
Ma nonostante tutto, aleggia in sottofondo anche qui un po' di voglia di strafare, qualcosa cioè di troppo cerebrale e che finisce per rallentare il ritmo della storia. Il tema del numero è infatti una sorta di psicodramma dell'informazione. Il Daily Planet è un giornale in crisi, che infine è stato acquisito da un network televisivo con una cattiva reputazione in termini di tutela dei diritti umani. La sede del giornale viene smantellata, e viene abbattuto l'iconico globo del Planet che campeggia sul grattacielo.
Louis Lane mentre coordina le riprese TV |
Questo plot base è interlacciato a una trama di azione quasi autoconclusiva (che inizia con un alieno sull'Himalaya che chiama a raccolta altre presenze soffiando in una sorta di magico corno) ma che resta slegata dal contesto e non permette di capire molto su quella che sarà la sorte della serie dal punto di vista strettamente avvventuroso.
La trama consente di dare sia di Superman che di Clark Kent, un ritratto vivido. L'uomo più potente della Terra resta pur sempre un uomo, con mille dubbi e domande e in fondo anche solo, condannato dalla assoluta integrità dei suoi principi morali. Né il fatto che svolazzi su Metropolis mentre tutti contano su di lui come garante di giustizia, potrà mai farlo sentire più amato. I media non mancano di criticarlo o mettere in dubbio il suo operato e la gente che lo ammira a naso in su dal suolo non sembra immune dal provare una certa invidia.
Quasi tutto in Superman #1 è conforme alla tradizione (altro che reboot) per quella che è l'icona massima del fumetto supereroistico. Anche lo stile grafico, pur splendido, è quanto di più tradizionale e quasì demodè, si possa trovare in giro oggi.
Ma la narrazione è anche incessantemente scandita dalle voci diffuse dagli onnipresenti media televisivi. Scelta coerente con la trama che finisce però per stonare un po' col risultato complessivo comunque raggiunto dall'albo, quello di donarci un ritratto di Superman realmente umano, ben lontano dalla noia che sarebbe tutto sommato lecito aspettarsi da un personaggio con settantatrè anni di storia editoriale alle spalle.
Mentre lo guardate fermo in aria, a fissare sconfortato il globo abbattuto del vecchio Daily Planet, potete cogliere a colpo d'occhio in una singola immagine il supereroe e l'uomo, e la complessità tormentata ed esaltante dell'interazione fra i due. Ognuno indebolisce e al contempo dona forza all'altro... altro che noia!
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