mercoledì 26 ottobre 2011

Recensione: I, Vampire #1 (The New 52)

Sulla falsariga di I, Robot, il titolo I, Vampire riecheggia lo stesso intento. Il suggerimento subliminale che si lancia al lettore è che questa sarà la serie ultima per ridefinire la figura del vampiro nei comics.

Ovviamente così non è, perché realizzare una tale ambizione è fuori dalla portata di qualsiasi intelletto. Non c'è alcuna variazione sul tema in fatto di vampiri che non si sia già vista centinaia di volte altrove. Ma c'è da ammettere che il titolo è geniale, di certo in grado di catturare immediata attenzione.

Andrew Bennett viene ripescato dalle pagine di House of Mystery, vecchia collana horror della DC Comics, nella quale J.M. DeMatteis e Tom Sutton proposero il personaggio per la prima volta e senza molto successo.

L'idea di base non ha nulla di originale: Andrew è il vampiro "buono", quello che pur non essendo più umano si batte perché l'umanità non soccomba di fronte all'aggressione vampiresca. Mary è la sua ex, e lei nella condizione di vampiro ci sta così bene che ha ingaggiato una vera e propria guerra santa (ops!) contro gli umani.

Mary
Vampiri "buoni" contro quelli "cattivi" come metafora psicologica delle dinamiche oppressive che si creano fra popoli o razze, quindi. Detta così suscita uno sbadiglio e basta. Senonché I, Vampire #1 è davvero tutto da leggere per poter valutare appieno. Semplicemente eccelso, e molto promettente per il seguito della serie.

C'è il merito della parte grafica anzitutto. Di albi ben disegnati ce ne sono tanti altri, ma il lavoro di Andrea Sorrentino ha davvero una marcia in più: umorale e d'atmosfera, in grado di mescolare con disinvoltura atmosfere noir, splatter, filosofiche e intimiste, e a proprio agio con la resa sia di paesaggi naturali che urbani.

Tavole che riescono ad avvolgere il lettore con una atmosfera onirica e magica, zeppe di vampiri che tutt'altro che archetipi ormai logorati, in queste pagine prendono realmente vita.

Lo script di Jousha Hale Fialkon è altrettanto virtuoso. Andrew non è un idealista illuso. Sa bene di combattere una guerra che alla lunga dovrà perdere, e il suo animo è schiacciato da sensi di colpa che pesano come una pietra tombale. Ma non può fare altro che agire compulsivamente così.

Per contrasto, il pezzo forte della caratterizzazione sta nella carica magnetica che Mary sembra sprizzare fuori da ogni pagina, nonostante l'assenza di espedienti sensazionalistici per ricercare questo effetto.

Schermaglie sentimentali
Con le sue parole Mary irretisce Andrew, facendo leva sui suoi rimorsi per tentare di portarlo dalla propria parte. Un continuo gioco sottigliezze psicologiche, allusioni e simbolismi, che restituisce perfettamente quella sensualità che è la vera ragione del fascino del vampiro.

La struttura della narrazione può spiazzare all'inizio, poiché si svolge metà nel presente e metà in un flashback per illustrare i rapporti fra i due ex amanti. Inoltre è da valutare quanto fiato possa avere, sul lungo termine, la corsa di un titolo come questo. Nel numero di esordio tutto è ben calibrato, ma ovviamente bisognerà attendere le succesive evoluzioni per capire se con questi elementi di base si potrà giocare a lungo.

Caratterizzazioni eccellenti, interazioni credibili fra i personaggi, dialoghi magnetici, ottima struttura dello script e arte fantastica. Che cosa chiedere di più?


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