E' forse la dimostrazione più palese - speriamo una delle ultime a cui il pubblico assisterà prima della definitiva inversione di tendenza - che la moda del 3D non ha futuro (ne ho parlato in questo articolo).
L'impressione è che i costi di realizzazione del 3D, pur se posticcio, abbiano influito così pesantemente sul budget ridotto di Conan The Barbarian 3D da lasciare ancor meno fondi per tutto il resto. Cosa di cui in verità già si poteva sospettare da alcuni promo di qualità visiva davvero tirata per i capelli.
L'immagine che vedete a lato, per esempio, è estratta da un promo animato precedente l'uscita del film. Forse voleva apparici epica, ma sullo sfondo pare di vedere qualcosa di molto simile alle tante torri di vedetta anti-saracene posizionate ovunque sulle coste italiane.
Più che epico, l'effetto è quello di una scampagnata domenicale a tema archeologico. Oggi possiamo finalmente valutare i dettagli visivi del film definitivo, e scoprire che putroppo non sono meno deludenti.
Insomma, il primo grosso problema di Conan The Barbarian 3D è che la trasposizione del mondo fantastico di Robert E. Howard, creatore del Conan letterario, richiedeva come premessa indispensabile l'impiego di un minimo di mezzi tecnici.
Howard usava la parola con maestria sinestetica, riuscendo a suggerire suoni, odori, colori e dettagli cinematici. A cos'altro dovremmo fare appello in un film per sperimentare le stesse sensazioni se non alle immagini stesse? La sensorialità della scrittura di Howard è stata allegramente sacrificata a una tridimensionalità che non aggiunge visionarietà alla pellicola ma ne toglie parecchia strozzando finanziariamente la realizzazione.
Problema numero due: soggetto e sceneggiatura. Leggendo le anticipazioni su trama e personaggi, non si poteva fare a meno di notare che non ci si stava attenendo a nessuna delle tante altre incarnazioni mediatiche di Conan: non agli scritti di Howard e dei suoi successori, né ai tanti fumetti Marvel e Dark Horse e neanche ai film con Arnold Schwarzenneger.
Cosa buona e giusta. Un'ottima occasione per riavviare il mito del barbaro alle radici, adattando in chiave moderna le premesse narrative pur conservando alcuni elementi psicologici del suo fascino. Peccato che non era quello che gli sceneggiatori avevano in mente!
Ambiente, atmosfera, origine storica e personaggi di controrno sembrano essere stati completamente reinventati con l'unico scopo di lasciarsi il campo sgombro per applicare alla lettera le regole enunciate da The Writer's Journey: Mythic Structure For Writers, un saggio che è la bibbia tecnica usata dagli sceneggiatori di Hollywood per creare mitologie di sicuro successo. Non un briciolo di amore per Howard o anche solo di calcolato saccheggio dei suoi materiali di base, ma solo una operazione di fredda ragioneria tracciata in forma di sceneggiatura con pedante precisione.
Il pubblico in qualche modo se ne accorge e sprofonda nel disinteresse più irreversibile. Persino i ritmi di alternanza fra azione e momenti più statici sono progettati con minuzia millimetrica, sicché mai ci si annoia ma neanche mai si entra nel film. Una sarabanda glaciale che sentiamo non appartenerci durante l'intera visione. Al cinema si vorrebbe certamente trovare un po' di progettualità a livello di sceneggiatura, ma che sia anche ben amalgamata con un pizzico di ispirazione artistica.
Pianificato a tavolino fino all'esasperazione, visivamente straccione come un brutto spaghetti western, con uno script che concettualmente manca il bersaglio, permeato da una ossessiva attenzione a una violenza talmente splatter che finisce per stufare, e con un ritmo che vorrebbe assurgere a ricetta magica della suspence ma che è strutturato in anelli narrativi sempre identici e riproposti in loop senza tregua, uno dietro l'altro. C'è persino una scena di sesso che poteva essere utile per spezzare la monotonia, ma che invece segue esattamente le stesse regole marziali - attacco/difesa/attacco - delle scene da combattimento con le spade.
La prossima volta forse varrà la pena di sperimentare l'effetto prodotto dalla sostituzione degli sceneggiatori con un software di scrittura completamente automatico, alimentato da regole prelevate dal manuale suddetto. Peggio di così non potrà fare.
2 commenti:
e io che me lo volevo vedere :(
E' veditelo :) Ma è monnezza allo stato puro, a mio parere :)
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