venerdì 7 ottobre 2011

Recensione: Frankenstein - Agent of S.H.A.D.E. #1 (The New 52)

Messi tutti sul piatto gli elementi base di questo Frankenstein Agent of S.H.A.D.E. #1, la proposta sembrerebbe solo un pasticcio di elementi già visti. Il nome dell'agenzia (S.H.A.D.E.) è per esempio uno sfottò dello S.H.I.E.L.D. in Marvel Comics, anche se lo stampo dell'organizzazione supersegreta è ricalcato piuttosto su un'altra agenzia analoga di casa DC (la Agents of T.H.U.N.D.E.R.).

E ancora: gli agenti dell'organizzazione sono reinterpretazioni di mostri classici (Frankenstein, Uomini Lupo, Vampiri, Mummie e Mostri della Laguna Nera), creazioni che spuntano fuori dalle pagine di un precedente titolo (Frankenstein and the Creatures of the Unknown) quindi di per sé non rappresenterebbero una novità.

Gli scopi stessi dell'agenzia sono identici a quelli del BPRD di Hellboy (contrastare pericolose attività paranormali) e le fisionomie mostruose del protagonista e comprimari richiamano altrettanto quella di Hellboy e company. L'assunto base della serie non solo è lo stesso di quello che Mike Mignola in Dark Horse sta usando da molti anni con grande successo, ma è stato già visto persino prima ancora di Hellboy (ricordo un paio d'albi di Superman's Pal Jimmy Olsen in cui Jack Kirby inseriva un clan di mostri presi pari pari dai film della Universal).

Frankie si lagna della necessità di farsi miniaturizzare
Un albo che non dice nulla di nuovo? Macchè. Sembra anzi irresistibilmente divertente e fresco. Il mix funziona per merito di molti altri elementi oltre quelli detti. A cominciare da una buona dose di ironia dissacrante, letteralmente impazzante in ogni situazione e dialogo.

Il quartier generale dell'organizzazone S.H.A.D.E. per esempio, è posto in una città artificiale sospesa nel cielo sopra Manhattan. Ma lo non potreste avvistare come già fate (sempre che abitiate a Manhattan, of course) quando individuate alto nel cielo l'imponente Helicarrier dello S.H.I.E.L.D. Al contrario, la base dello S.H.A.D.E. è una città miniaturizzata. Ammesso che vi permettano di accedervi, dovrete farvi miniaturizzare fino alle dimensioni di una formica.

Già questo comincia a guidare il lettore sul giusto tono di lettura, dando occasione per un paio di battute nei dialoghi che ironizzano sulla micro-città. Immediatamente dopo scopriamo che il boss dell'agenzia è Father Time, ma che qui è in una veste inedita: ha l'aspetto di una impertinente bimbetta invece che un uomo di mezza età (come invece appariva in Sette Soldati della Vittoria, serie da cui proviene Father Time e, in origine, lo stesso Frankenstein).

Frankenstein e Father Time
Aggiungiamo che il tutto è rimescolato dallo sceneggiatore Jeff Lemire (lo stesso che sta curando l'ottima serie di Animal Man, recensita qui) con una evidente passione non solo per l'horror classico, ma anche per la fantascienza letteraria d'altri tempi (eserciti di robot-schiavi, intelligenze artificali onnipresenti, teletrasporti alla Star Trek e portali di accesso verso altri luoghi) e il gioco è fatto.

La trama in poche parole, senza svelare troppo: una tranquilla cittadina è stata invasa e sterminata da giganteschi mostri carnivori. Sul posto, lo S.H.A.D.E. ha già perso un valido agente e adesso tocca a Frankenstein e altre creature darsi da fare. E darsi da fare in fretta: se la situazione non si risolverà presto, il luogo verrà nuclearizzato con gli agenti ancora in azione.

Il disegnatore Alberto Ponticelli utilizza un tratto adeguatissimo al racconto. Qua e là (ma solo come citazione) riprende qualcosa della stilizzazione molto geometrica di Mike Mignola, però usa linee più spezzate, nervosamente rimarcate, spesso duplicate più volte e sbavate. Uno spettacolo!

E' qui la festa?
I veri modelli ispirativi sembrano però quelli tecno-baroccheggianti che, a opera di tanti diversi autori, si sono visti in molti numeri di Metal Hurlant (o meglio, di Heavy Metal Magazine, versione statunitense della rivista). Un immaginario visivo che è esattamente quel che ci vuole per consegnarci il rimescolamento di più generi: fantasy, horror, fantascienza.

Colorazione assolutamente fondamentale di Jose Villarrubia, giocata su colori virati verso i toni più scuri, eppure con forti contrasti negli accostamenti. Sicché non ci viene banalmente consegnata una sensazione cromatica dark, ma qualcosa di molto più sofisticato e pregevole.

Frankenstein Agent of S.H.A.D.E. #1 è sicuramente una proposta molto insolita, molto weird. Se manterrà quel tono avventuroso e, assieme, scanzonato (che da Hellboy è del tutto assente), avrà tutte le carte in regola per costruirsi un suo gruppo di lettori fedelissimi.


Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...