martedì 13 settembre 2011

Recensione: Justice League International #1 (The New 52)

Justice League International #1: gran mal di testa.

Storicamente la Justice League (of America) è sempre stata una cosa a stelle e strisce. Per il pubblico cui si rivolgeva e per i valori che promuoveva. Non che fosse un fumetto apertamente o ottusamente patriottico, ma almeno formalmente lo statuto del supergruppo prevedeva la difesa degli interessi statunitensi.

Questo fino al 1987, anno in cui si pensò che valeva la pena provare a suscitare lo stesso coinvolgimento emotivo nel pubblico di altri paesi.

Parallelamente ala Justice League of America nacque una seconda testata, Justice League International, con formazione e missione meno americanofile. Serie che partì molto bene con i testi di Keith Giffen e J. M. DeMatteis, coadiuvati dai disegni incredibilmente espressivi di Kevin Maguire. 

Giffen e DeMatteis adottarono un registro umoristico quasi inedito: ogni canovacio tipico del fumetto supereroistico veniva allegramente sbeffeggiato, satireggiato, decostruito a suon di pernacchie, per poi essere incredibilmente rimesso in piedi intatto come e più di prima giusto in tempo per chiudere l'albo e consegnare ai lettori trame leggibilissime anche sul piano puramente avventuroso.

Motivo per cui Justice League International è stato oggetto di numerose analisi critiche che hanno rintracciato parallelismi persino con Watchmen, in quanto in entrambi i fumetti - pur con intenti diversissimi - viene disintegrata per sempre ogni ingenuità della tradizione supereroistica.

Dopo un inizio così è sempre stato impensabile abbandonare la Justice League International nel dimenticatoio, anche quando - fra alti e bassi qualitativi e varie ripartenze editoriali - il gruppo non è mai più riuscito a tornare ai picchi di godibilità dei suoi momenti iniziali. Ed ecco quindi che troviamo Justice League International come una delle cinquantadue proposte di questo reboot del parco testate DC Comics.

Premesso questo, vediamo che cosa abbiamo qui ora: la tomba definitiva della Justice League International, temo. Ma cercherò di non essere troppo pessimista elencando comunque qualche elemento che mi dà motivo di dubitare sulla opportunità del ripescaggio.

Primo dubbio: in Justice League #1 si fa qualche accenno alla nascente formazione della Justice League International ? No, per nulla. Abbiamo due formazioni parallele e gemellate ma per ora è come non si conoscessero (o meglio, in JLI si accenna vagamente all'esistenza di JL, ma non viceversa).

Questo accade perché la creazione della JLI è spostata di qualche mese avanti rispetto a quella della JL, ma gli albi delle due formazioni esordiscono assieme. Non molto utile per creare una nuova mitopoiesi editoriale e non solo una accozzaglia di serie slegate fra loro.

Secondo dubbio: da chi viene fondata la Justice League International? Dalle Nazioni Unite, che a tal scopo mandano in giro loro rappresentanti (cinesi, britannici e russi - molto credibile come selezione di rappresentanti, no?) a reclutare superuomini da tutto il mondo.

Terzo Dubbio: qual'è la missione della Justice League International? Ci vengono fornite delle verbose spiegazioni per illustrarcela dettagliatamente. Se sopravvivete alla lettura senza prendervi tre caffè, fatemi un piacere: scrivetemi e spiegatemele, perché io ci ho capito poco.

Quarto dubbio: chi viene reclutato? A parte Batman, nomi assolutamente di secondo piano.

La vecchia Justice League International di Giffen/DeMatteis
Quinto dubbio: chi è a capo della Justice League International? Booster Gold. Bè sì ovvio! Booooooster Goooold? Ma chi? Quel buffone che viene dal venticinquesimo secolo? Già lui! Perché è praticamente l'unico personaggio che lo sceneggiatore dell'albo, Dan Jurgens, conosca bene avendo creato lui stesso il personaggio.

Potrei continuare con l'elenco delle improbabilità infinite ma quest'ultimo dubbio ci porta dritti al difetto principale di questo numero d'esordio: troppa carne al fuoco.

C'è da illustrare il reclutamento dei personaggi, illustrare la missione del gruppo, fare riferimento alla Justice League come fosse una realtà già affermata (mentre editorialmente sta esordendo in contemporanea), illustrare i tanti/troppi personaggi che alla fin fine vengono comunque lasciati appena abbozzati sullo sfondo (si spera solo per mancanza di tempo), illustrare le interazioni fra i personaggi, illustrare il ruolo di Booster Gold come leader del gruppo... uff!

Justice League International #1 è una (non) trama da cento pagine zippata in una ventina. Dialoghi fitti fitti, figure piccole piccole, focus che non resta su un personaggio per più di due-tre vignette. Tanta caciara, tanta noia e non un pizzico di umorismo, o almeno non volontario.

Per quel che riguarda la parte grafica, Aaron Lopresti alle matite e Matt Ryan alle chine fanno un buon lavoro. Però il registro leggero di questa serie non è il terreno ideale perche Lopresti dia il massimo (ha mostrato di saper fare grandi cose su serie più dark).

Conclusione su Justice League International #1? Ribadisco: gran mal di testa.


4 commenti:

Unknown ha detto...

ciao, ma che succede su fb?

Sentry ha detto...

Ti ho risposto su FB... cerca bene ;)

Unknown ha detto...

no un attimo, il fatto che fossero degli eroi molto secondari era un po' il punto della prima JLI, e booster gold era diventato un personaggio stupendo nella run congiunta di Johns e Jurgens.

Poi certo non avendolo letto non so dire se gli elementi introdotti in generation lost di giffen e de matteis e booster gold di Johns e Jurgen siano state mantenuti, ma mentirei se non dicessi che questo JLI era una delle serie di questo reboot per cui erò più hypato :/ (soprattutto visto che mi hanno cancellato la testata del mio booster :( )

Sentry ha detto...

Complimenti per il nome utente... mnemonico, proprio :)

Sì, rileggendo tempo dopo il pezzo avevo notato anche io d'aver scritto questa cosa di dubbia pertinenza. Ma finché si spinge sull'umorismo, la mancanza di personaggi di primo piano è un vantaggio: si è più liberi di manipolare i personaggi a piacimento. Qui si prendono un po' troppo sul serio. C'è un tono leggero, frivolo, ma non veramente umoristico. Allora forse qualche personaggio più corposo ci si scopre a desiderarlo. :)

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