venerdì 16 settembre 2011

Recensione: Batwing #1 (The New 52)

Non è facile capire cosa sia passato in mente a Dan DeDio e Jim Lee quando hanno deciso di proporre Batwing fra le testate dell’operazione The New 52. L’unica apparizione precedente di questo personaggio si è avuta (molto en passant) nel numero #5 della serie Batman Inc. (2010) scritta da Grant Morrison.

L’idea di base di Batman Inc. era raccontare la storia di un Batman intenzionato a creare una rete mondiale di suoi emuli che agissero - per così dire - in franchising, finanziati e guidati da Bruce Wayne perché intraprendessero la loro missone contro il crimine di tutti i paesi. La serie Batman Inc. è stata sospesa in vista del reboot DC Comics ma ripartirà sotto nuovo titolo (Batman: Leviathan) al di fuori delle 52 testate in uscita in questo mese di settembre.

Fa invece parte delle cinquantadue proposte editoriali questo Batwing, con protagonista un poliziotto della Repubblica Democratica del Congo: David Zavimbe. Stanco di vedere ogni risultato del suo lavoro annullato dalla corruzione interna ben radicata nel suo stesso dipartimento, David Zavimbe decide di trasformarsi in vigilante notturno per eliminarla una volta per tutte.

Ricapitolando: abbiamo una nuova serie che parte da un simil-Batman di colore, da un’ambientazione africana e anche da un bel nuovo costume dal design geniale (come potete vedere dalla copertina). Però abbiamo anche un personaggio di cui nulla sappiamo e Batwing #1 dovrebbe provare a convincerci - senza che resti dubbio alcuno - che val la pena seguire la testata. Ci riesce? Non abbastanza.

Non si capisce bene se l’intenzione sia quella di rivolgersi prevalentemente a lettori statunitensi proponendo un personaggio etnico, o a lettori stranieri con la speranza di vendere tanti albi fra le savane del Congo e paesi limitrofi. Più probabile che in DC Comics abbiano semplicemente tirato a indovinare, tentando una carta davvero nuova (come è giusto che si faccia in una operazione di rilancio editoriale di questa portata) mostrando così un coraggio ammirevole. A me sembra di intuire però che il tentativo sia stato più mirato alla cieca che coscientemente ragionato. Per ora il risultato commerciale è ottimo: Batwing #1 ha registrato il tutto esaurito nelle vendite.

Il Cavaliere Oscuro e quello ancora più scuro.
(Okay,okay... battutaccia idiota!)
L’albo ha punti di forza davvero notevoli sul piano grafico (disegni di Ben Oliver e colori di Brian Reber), ma ha anche altre caratteristiche che non è chiaro se interpretare come carenze o scelte stilistiche. Il realismo di volti e figure è estremo, di forte espressività: uno stile quasi fotografico che non cade nello stucchevole. L’impatto sul lettore è indubbiamente immediato e vigoroso.

Ma alla cura degli elementi in primo piano corrisponde una totale assenza di elementi di sfondo. Le tavole sono divise in vignette molto grandi, con un utilizzo di vignette oblique un tantino eccessivo, sicché l'assenza di fondali diventa macroscopicamente evidente. Sono scelte che potrebbero essere funzionali alla storia o potrebbero essere state buttate là per fretta o caso.

Personalmente propenderei per classificarle come lacune grafiche: per un fumetto che vorrebbe consegnarci i sapori d’Africa, di Africa ne vediamo ben poca. L'estetica è adatta a consegnarci più che altro solo un po’ di ipercinetica azione.

Per quel che riguarda i testi di Judd Winick sembrerebbe ci siano tutte le premesse per un lavoro eccellente. I personaggi comprimari vengono introdotti con tempismo e sintesi efficace. Lo stesso Batman fa la sua brava comparsata, e David Zavimbe ha persino un aiutante che dovrebbe svolgere lo stesso ruolo che ha Alfred per Bruce Wayne.

Massacre
Il villain di turno però pare solo una figura bidimensionale – almeno per quel che viene mostrato qui – cioe un carnefice assetato di sangue che fa strage a colpi di machete. Nome di battaglia: Massacre. Si spera che come personaggio sappia dire anche qualcos’altro che non sia già scritto nel suo nome. Anche l’equivalente di Alfred (Matu Ba) sembrerebbe affetto da un concept non particolarmente ragionato, vista la trovata stantia di mostrarlo con benda all’occhio che fa tanto Nick Fury.

In conclusione si tratta di un albo che ha molti motivi di appeal immediato, e che è suscettibile sicuramente di essere ben sviluppato. Certo tutto è giocato sull’immediatezza dell’impatto e difficilmente ci sarà spazio per trame realmente profonde. Resta quella pecca della parte grafica. Continuando sulla strada di presentare tavole con soggetti stupendamente realizzati ma per il resto quasi vuote, non vedo quanto lontano questa serie potrà andare.


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