Ogni casa di fumetti aveva nelle sue fila maghetti, tarzaniti e atlantidei, anche se la maggior parte di queste creazioni non hanno superato la prova del tempo.
Aquaman in DC Comics e Namor in Marvel Comics sono di fatto gli unici atlantidei che sul lungo periodo sono sopravvisuti alla progressiva scomparsa di personaggi e case editrici.
Eppure i due sono afflitti dallo stesso problema. Hanno una presa immediata sul pubblico e in teoria potrebbero crearsi un grosso seguito di lettori, ma di fatto non sono mai riusciti a realizzare questa aspettativa.
Il basso livello di popolarità di Aquaman in casa DC è sempre stato puntellato ricorrendo all’inclusione del personaggio tra le fila della Justice League. Aquaman affascina perché Re di Atlantide, padrone indiscusso di tutto quello che non è sulla terraferma (in pratica di due terzi del globo) ma per vendere un albo ha sempre bisogno di farsi spalleggiare da Superman o da Batman o da Wonder Woman.
Come ci si sente a essere il supereroe preferito di nessuno? |
Aquaman #1 è un albo stupendamente disegnato, brillantemente colorato e raccontato con dosi massiccie di humor genuino. Non un umorismo sguaiato o forzato, si badi bene, ma ben dosato da una tensione ironica sottesa in ogni situazione. Aquaman può sventare una rapina in apertura dell'albo, ma tutto quello che riceverà dai poliziotti che ha aiutato sono battutine ridacchianti. Fondamentalmente la gente lo percepisce come un essere incomprensibile, prima ancora che distante.
Mentre Johns costruisce gag divertenti e se la prende molto comoda con l'azione (del tutto assente da questo primo albo), prova a far sentire il personaggio meno distante per il lettore. Aquaman è atlantideo solo a metà. Suo padre era umano e lui stesso ha vissuto senza sapere nulla del regno subacqueo fino all’età di tredici anni. Mentre compie azioni in ricordo nostalgico di quel periodo, Aquaman ci fa dimenticare in parte la sua appartenenza alla stirpe sottomarina.
Sarà anche più umano che mai, ma |
non significa che potete farlo incazzare |
Caratterizzazione a parte, l’esistenza di una minaccia al mondo di terra proveniente dagli abissi ci viene prospettata, ma la trama è rimandata al numero successivo. Nonostante Aquaman abbia appena deciso di rinunciare alla sua vita da atlantideo è prevedibile che nei prossimi numeri non potrà ovviamente più farlo, perché il suo senso di responsabilità è più forte e lo obbligherà a intervenire. Non è però possibile capire, da questo primo albo, se la trama futura sarà interessante ai fini del rilancio del personaggio.
In conclusione si tratta un ottimo numero uno, che lascia a desiderare solo per la scarsità di azione. Si rinuncia in partenza a fare di Aquaman un personaggio hit (perché, realisticamente, non potrebbe mai esserlo) ma lo si consegna al lettore vivido come mai prima. Non ricordo di aver letto un suo albo passato con così tanta attenzione.
7 commenti:
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Volevo però rimarcare uno scivolone nell'albo, quando Aquaman prende la sua decisione epocale praticamente in una pagina sola, chiacchierando con la sua donna.
"Sai, ho deciso di mollare il trono di Atlantide".
"Ah. Ok. Trombiamo"
Non è poi tanto scivolone. La scena è credibile. Secondo "io" ovviamente :)
C'è il mio "io" che non concorda :p
Non so, mi convince poco: una decisione (teoricamente) epocale risolta con una scrollata di spalle.
Un po' come il finale di Rise of the planet of the apes...
Bè, son sempre 22 pagine veloci. Tutto è polifunzionale :P
Dai non so. Io non mi ci sono soffermato. A me è sembrato ok.
No, è inutile che nicchi: io da qua non me ne vado finchè non mi dai ragione, ecco!
Hai ragione :)
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