La danza è sempre stato un aspetto centrale nella caratterizzazione di Priscilla. Già la prima vignetta in cui la ragazza compare, nel lontano 1992, ce la mostrava esibirsi sul palco di un locale di lap dance o qualcosa di simile. La scena suggeriva più che mostrare esplicitamente, perché per quanto i vecchi albi Image Comics non fossero strettamente vincolati al codice di autocensura, si adeguavano in larga parte alla pudicizia prevalente nel mercato.
Pudicizie che ora non esistono più, per fortuna e purtroppo: è fantastico cominciare a leggere la prima uscita di una nuova serie di fumetti e scoprire invece che si sta leggendo un feticcio di Playboy. Almeno là ci sono foto e non disegni. Come lettore c'è da sentirsi un pochetto gabbati.
A livello puramente estetico le modifiche apportate alla esotica danzatrice sono una maggiore accentuazione delle sue origini etiche (colorazione della pelle inequivocabilmente ispanica) e la scomparsa dei tatuaggi.
Peeerché ce l'avete richieeeestaaa!!! |
Il numero non ha una vera e propria trama e si limita a fornire qualche informazione di base, al momento abbastanza lacunosa. Fra una esibizione di Priscilla sul palco di un locale di strip tease (5 pagine), dialoghi che dovrebbero caratterizzare il personaggio ma in verità servono più che altro a mostrarci i camerini delle strippers (3 pagine) e infine un'altra esibizione di strip in privato (4 pagine), la lettura viene conclusa senza ottenere indizi su dove si voglia andare a parare.
Questa tipa tosta è sulle tracce di Priscilla |
L'uomo però fa una brutta fine quando, durante lo strip privato, comincia a sciorinare troppe domande sul passato della ragazza, provocando il lei la trasformazione in un essere mostruoso.
Per ora sembra insomma che si giochi su nulla più che il classico schema Dr Jekyll / Mr Hyde e al più su una caccia all'uomo (anzi, alla donna, dato che Priscilla è infine costretta a dileguarsi).
Lo stile di disegno di Sami Basri è fotografico e non troppo stucchevole: anatomie proporzionate e armoniose, discreta capacità di resa nelle poche scene dinamiche che qui compaiono, linee morbide e sottili, nessu tratteggio o campitura di nero interna. Con l'aggiunta di effetti di luce piacevoli e colori molto uniformi e altrettanto piacevoli.
Tutte scelte che rendono bene l'effetto patinato ma che lasciano affamati di qualcosa di più sostanzioso. Più precisamente è difficile immaginare come questo stile potrà essere realmente efficace per raccontare null'altro che le scene di stripping.
Come proseguirà la serie? Lo strip è stato già fatto, e ora cosa resta? Lo sceneggiatore Ron Marz avrà in mente qualcosa (conoscendo i suoi trascorsi, però, ne dubito) ma al lettore non ha rivelato, e neanche suggerito, ancora nulla.
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