Manca davvero qualcosa a questo The Flash #1 e ciò di cui si sente l’assenza è quel che è sempre mancato al personaggio. Abbiamo un albo ben raccontato, piacevolissimo nella esuberanza delle tavole d’azione e nella colorazione. Poi terminiamo la lettura e non sappiamo rispondere alle domande fondamentali: vale la pena di seguire la serie? E perché?
Geoff Johns aveva appena riportato sulle pagine quello che era (tralasciando quello obsoleto degli anni ’40) il primo Flash dell’era moderna. Ci si aspettava che con la miniserie The Flash: Rebirth (2009), il buon vecchio Barry Allen avrebbe nuovamente assunto lo status di icona di primo piano nel DC Universe, al pari di quanto era successo alla Lanterna Verde Hal Jordan (ugualmente sottoposta alla terapia Johns).
Ma Flash non è riuscito proprio a far presa, conquistandosi sempre e solo un gruppo di fans molto fedeli ma tutto sommato ristretto. The Flash #1 però esce in occasione di un rilancio epocale per tutta la casa editrice ed era lecito sperare in qualche nuovo accorgimento radicale – e finalmente efficace – per rinnovare il personaggio. Qualcosa che spingesse compulsivamente a fidelizzarsi sulla collana.
Una cosa è certa: schizza fuori dalla pagina. |
Abbiamo visto dozzine di supereroi con superproblemi, eroi che sbattono duramente il muso contro fallimenti, tragedie, sconfitte. Adolescenti incerti e pasticcioni ma pieni di determinazione. Superumani nel carattere prima ancora che nel fisico, che si rialzano e vanno avanti più decisi che mai, anche quando divorati da tormenti interiori. Barry Allen non è niente di tutto questo. Non è assertivo, non è un leader. E’ troppo, troppo normale.
Ecco perchè ha i suoi fedelissimi fans. Ecco perchè non ne avrà mai tanti.
La sequenza delle vignette è veloce ovunque |
Come uomo cerca di disfarsi quanto più velocemente possibile di ogni responsabilità, scaricandola altrove. Come supereroe cerca il modo di risolvere le cose nel modo più rapido ed efficiente possibile. Lui è velocità, e i suoi racconti devono (giustamente) essere fatti di velocità, mentre la vita reale è fatta soprattutto di pazienza.
Prima che con questa analisi finisca per fare arrabbiare i fans di Barry, ribadisco che lo trovo un personaggio riuscito e divertente, di forte impatto immaginativo nel suo aspetto fantastico. Ma non è un adolescente e non può conquistare molti adolescenti, mentre chi è più adulto potrebber non essere conquistato dalla superficialità intrinseca alla velocità stessa della sua vita.
Pagherei per poterlo fare anch'io |
Siamo là a leggere di un eroe in calzamaglia e forse, nonostante tutti i nostri nobili proclami, vorremmo ci venisse mostrato un eroismo tutto d’un pezzo, o in alternativa un eroismo tormentato e dannato. Barry è un uomo, tutto qui. Che non puoi fare a meno di notare solo quando corre.
Come struttura del racconto nulla da ridire: non manca l’azione, viene imbastito un mistero che verrà risolto più a lungo termine (l’uomo che Barry credeva di aver ammazzato è vivo e vegeto), il tutto viene condito da situazioni sentimentali pepate (Barry conteso fra due donne) e riempito di azione per la quale si segnalano bellissime tavole dalla costruzione psichedelica (specie quando Flash mette i suoi piedi in modalità hyperwarp).
Testi di Francis Manapul e Brian Buccellato, matite del solo Manapul, colori di Buccellato. Tutto molto solare, scanzonato, immediato e... ovviamente, veloce!
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