lunedì 10 ottobre 2011

Recensione: Wonder Woman #1 (The New 52)

Complessivamente questo è un buon numero di esordio per la nuova Wonder Woman, ma è viziato da uno stile grafico che può farvi pensare esattamente il contrario. Almeno per me, è abbastanza inspiegabile la scelta del disegnatore Cliff Chiang per traghettare nella nuova era uno dei personaggi massimi in casa DC Comics.

Già l'anteprima della cover, sempre realizzata da Chiang, aveva fatto storcere il naso a più di qualcuno per l'eccesso di stilizzazione (fra l'altro l'anteprima era un po' diversa dalla versione definitiva), ma le pagine interne appaiono ancora più schematiche, assolutamente prive di dettagli e ulteriormente appiattite da una colorazione quasi uniforme.

Il matitista è (passabilmente) capace, ma le sue tavole sembrano più dei layout che effettivi lavori completi. Tratteggi pesantemente marcati, campiture di nero scarabocchiate e pigramente riempite, qua e là qualche incertezza nel rendere in modo chiaro le scene d'azione.

Ragazze, non accettate drink
dagli sconosciuti. Specie se
hanno un apetto del genere.
Si tratta di uno stile, certo, ma uno stile che difficilmente andrà incontro ai gusti di vaste platee. Si poteva lavorare diversamente, ma a lettura ultimata si deve dare atto che la rozzezza (e non me la sento di dire invece "rudezza") del tratto, assolve lo scopo della narrazione con sufficiente efficacia.

Ho trattato subito la nota più dolente dell'albo, così mi sento più libero di parlare della sceneggiatura di Brian Azzarello che è di tutt'altra caratura. C'è un'altra cosa che aveva messo in allarme i fans della donna meraviglia prima dell'uscita di Wonder Woman #1: le dichiarazioni di Azzarello che preannunciavano l'idea di farne un titolo a forti tinte horror.

Umano più cavallo, uguale a...?
Queste preoccupazioni erano completamente ingiustificate e non c'è nessuna intenzione di stravolgere in modo radicale il personaggio, quanto piuttosto la volontà di dare più logica ad alcuni aspetti del suo mito.

Vengono messi da parte approcci che tendono a dare all'iconografia tratta dalla mitologia greca un aspetto complessivamente traquillizzante, molto Hollywodiano e asettico, preferendo invece donare a creature e atmosfere la giusta crudeltà ed efferatezza che ci si attenderebbe dalle leggende del mondo antico.

Il racconto è quasi minimalista: pochi personaggi, poche locations (per dirla con un termine cinematografico), ma una scelta della successione delle scene che è di grande effetto. Si parte da un ambiente metropolitano, ci si sposta in uno rurale, poi nella abitazione di Diana (Wonder Woman) per tornare di nuovo alla scena rurale e, infine, ci si risposta nella metropoli per concludere quanto lasciato in sospeso all'inizio (e che solo ora acquista un senso). E questo è mestiere! Circolarità (sensata) dei cambi di scena che rafforza l'efficacia della sceneggiatura.

La trama: abbiamo Zola, una comune mortale che vive sola in una fattoria, che vede stravolta la sua quotidianità da creature spuntate fuori dalla mitologia (e introdotte nell'albo con una trovata horror magistrale). Fra questi esseri c'è chi tenta di uccidere la donna e chi è invece là per aiutarla. Zola viene magicamente teleportata in casa di Diana che si fa carico di proteggerla. La mortale è incinta, e per qualche motivo l'obiettivo delle creature mitologiche è quello di sbarazzarsi del nascituro.

Prima versione della cover:
Niente traccia della recente giacca.
Spalle nude ma gambe coperte.
Le scene all'inzio e alla fine, invece, mostrano il mandante della mancata esecuzione: un ricco playboy dall'aspetto inquietante, che trasforma in zombie tre ragazze per manipolare - tramite esse - gli eventi a distanza.

Un plot che è imbastito attorno alla natura realmente spaventosa e primordiale delle figure sovrannaturali (e delle motivazioni che le muovono), ma che riesce a esaltare questi aspetti creando un contrasto forte con le motivazioni di Dianalei non viene sfiorata dal minimo dubbio nel momento in cui decide di proteggere la mortale da esseri che appartengono molto più al suo mondo di quanto vi appartenga la sua protetta.

Lettura veramente avvincente, e non è difficile prevedere che tutto lo story arc meriterà altrettanta considerazione. Consigliatissimo.


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