La squadra è composta da antieroi riuniti in formazioni molto variabili. Di volta in volta vengono messi assieme vari supercriminali per portare a termine missioni suicide comandate da segretissime intelligence governative. Nella versione dell''86 della Suicide Squad, il coordinamento delle operazioni era affidato a Amanda Waller, massiccia donna di colore che compare anche nel film Lanterna Verde.
La Waller compare anche nelle ultime pagine di questo Suicide Squad #1 ma col fisico più longilineo di quel che aveva in passato, più conforme cioè alla sua versione nel film.
In cambio delle loro prestazioni, i componenti della squadra si vedono promettere la libertà dal penitenziario, ma come pungolo motivazionale ulteriore c'è anche la possibilità che diserzioni e fallimenti vengano puniti con la morte.
Come numero di esordio, Suicide Squad #1 è davvero pessimo. Tanto per cominciare perché più che un numero #1 sembra essere un numero #0. La prima missione della nuova Suicide Squad è infatti ancora al di là da venire. L'unica lunga scena presentata dall'albo è funzionale solo all'introduzione dei componenti della squadra (non tutti interessanti) ed è anche narrativamente irritante nella sua pretestuosità e mancanza di originalità.
Harley Quinn |
La squadra al completo. |
La scena, obiettivamente disgustosa, è intervallata dai flashback di presentazione dei personaggi. E nessuno di loro sembra alla fin fine realmente coinvolgente (eccetto Harley Quinn che è già iconografica di per sé).
Per parte sua, il disegnatore Federico Dallocchio tenta pateticamente di dare lirismo grafico al tutto, adottando stili diversi per ogni flashback. Fra incertezze realizzative e colorazioni altrettanto cangianti ma prive di senso, il risultato genera molta perplessità e irrefrenabili sbadigli.
Il finale? Sorpresa, sorpresa!!! Le torture erano un test di fedeltà. Il governo è ora pronto a mettere la Suicide Squad in campo per la prima vera operazione suicida, preannunciata dalle ultime due pagine (le peggio disegnate di tutte). Vabbè.... lasciamo perdere.
La cosa peggiore dell'albo, però, non è costituita dai testi, o dai disegni, o dai colori. Ma dal fatto che ognuna di queste tre cose è a sé stante. Tre capocce creative che se ne vanno ognuna per la sua strada. Tre albi in uno! Approfittatene.
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