Non che ci si aspetti di vedersi presentare testate tutte imprescindibili, come i proclami pubblicitari hanno interesse a far credere, ma insomma... perché proprio Hank & Dove?
Due parole veloci sull'idea alla base di questi personaggi. Hank & Dove (Falco e Colomba) stigmatizzano i due approcci possibili che i superuomini possono adottare per condurre la loro infaticabile lotta contro il crimine: reazionario e aggressivo (Hawk) o liberale e pacifista (Dove). Un'ideuzza proprio striminzita.
Ma di ideuzze molto uzze-uzze è pieno il parco personaggi delle case di fumetti. Le idee si fa sempre in tempo a raffinarle, ampliarle e meglio focalizzarle in corso d'opera, riuscendo infine a centrare il bersaglio. L'importante è cominciare. E Hank & Dove con la loro testata originale del 1968 cominciarono subito malissimo. Il disegnatore Steve Dikto abbandonò al secondo numero, la serie chiuse al sesto e i personaggi non hanno più subito un vero recupero fino al 1988.
Il rilancio dell'88 era affidato a una miniserie di sei numeri che andò benino. Le matite erano di Rob Liefeld, che all'epoca sembrava un disegnatore ancora acerbo ma con del talento da far forse risaltare meglio in futuro. Un futuro che stiamo ancora aspettando.
Quindi abbiamo due personaggi che sono comparsi sì e no in una cinquantina di albi (fra serie loro dedicate e altre apparizioni negli albi dei Teen Titans) a cui è associato il ricordo di un disegnatore mediocre e che in seguito non ha fatto altro che peggiorare finché oggi non ha neanche più la scusante di avere uno stile alla moda. Tutti ottimi motivi per sfornare l'orrido albetto di Hank & Dove #1 caratterizzato da un logo di copertina fra i più brutti che si siano mai visti, composto di sole 19 tavole e venduto al modico prezzo di 2.99 $.
La storia: uno scienziato terrorista compare in TV annunciando i suoi deliranti piani di devastazione e lancia un piccolo aereo contro Washington DC per portare distruzione. Intervengono i nostri eroi (si fa per dire) e sventano la tragedia dovendosela nel frattempo vedere con un cattivissimo zombie che è due volte tale: perchè è zombie e per la linfa vitale che riesce a donargli il tratto di Rob Liefeld.
Ehm no... l'obelisco George Washington. |
andava schivato. Grazie per la collaborazione. |
Liefeld, si sa, ha bisogno di grandi spazi. Le sue carenze anatomiche le ha da sempre compensate tracciando figure enormi (approccio equivalente a quello di un uomo che urla perché non sa parlare). Il suo stile già brutto è diventato negli anni sempre più la parodia di sé stesso. Oggi sembra esclusivamente (esclusivamente) orientato a costruire forme basate su due volumi-base: parallelepipedi e sfere. Sulle quali concentra grandi sforzi di tratteggio per rendere l'idea della volumetria.
E c'è un'altra brutta notizia. Alcune delle sue ingenuità più grossolane di solito vengono parzialmente compensate da inchiostratori capaci. Ma in quest'albo potrete ammirare Rob in tutto il suo splendore, perché qui il maestro si china da sé.
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