venerdì 16 settembre 2011

Recensione: Static Shock #1 (The New 52)

Proposta di interesse minore fra le cinquantadue del reboot DC Comics e centrata su un personaggio abbastanza sconosciuto da questa parte dell'oceano. E' d'obbligo qualche rapida nota storica.

Static ha esordito sulle pagine di Static Shock, testata del gruppo editoriale Milestone. La Milestone è nata nel 1993 come società separata da DC Comics ma che con essa aveva un accordo per la distribuzione degli albi. La particolarità di Milestone era d'essere stata fondata da artisti quasi eslusivamenente di colore o di altre etnie minoritarie, con lo scopo di proporre personaggi etnici.

Fra le proposte della Milestone, Static Shock fu quella che raccolse il miglior consenso di pubblico, tant'è che al personaggio di Static è stata anche dedicata una serie TV in animazione. La produzione Milestone terminò nel 1997 per scarse vendite, ma dal 2008 il suo parco personaggi è stato definitivamente acquisito da DC Comics cominciando a far capolino nelle testate del gruppo.

Static nella serie TV
Chi è Static? Un quindicenne, nero, enfant prodige della fisica, look caratterizzato da capelli rasta e amatissimo dalla sua brava famigliola che è fiera di lui ma che è anche inconsapevole della sua doppia vita da supereroe.

Il senso etico di Static è ingenuo ma ineccepibile, per cui il ragazzo si dedica anima e corpo alla lotta contro crimini e malefatte. Per il resto conduce la sua normale vita fatta di classiche preoccupazioni adolescenziali: come rimorchiare qualche ragazza, come rimediare qualche dollaro e come tenere a bada i coetanei più bulletti.

Static nella precedente versione Milestone
Il suo superpotere è la capacità di manipolare le scariche elettrostatiche, tant'è che il suo soprannome è parafulmine vivente. I gadget che impiega nelle sue attività da supereroe se li costruisce lui stesso, grazie al suo genio scientifico. Anche i villains (sì, insomma... i cattivoni) che gli vengono contrapposti, sono per lo più dotati di poteri elettrici.

Se in questa descrizione avete notato molte analogie col primissimo Spider-man, bè... è proprio così. Static è apertamente ricalcato sul Peter Parker adolescente, solo che si rivolge a un pubblico specifico (quello nero). Anche la grafica degli antagonisti di Static ricorda l'allegra inventiva di Steve Dikto, che fu il primo disegnatore di Amazing Spider-man nonché un autentico maestro nell'ideare look accattivanti per i nemici di Peter Parker.

E' finita la nota storica? Possiamo cominciare a parlare del nuovo Static Shock #1? Sì... e no! Perché praticamente abbiamo già detto tutto. Dato che Static è quasi nuovo nel DC Universe, la formula per la testata dedicata al personaggio viene (ri)proposta pari-pari rispetto a quella Milestone. Un po' di restyling leggero solo a livello grafico, qualche potenziamento dei gadget elettrici a disposizione del ragazzo, il recupero degli stessi nemici. E via... si parte!

L'albo è piacevole e leggero, a suo modo brillante ma va preso per quel che è: qualcosa che si rivolge a un pubblico adolescenziale e forse (ma non necessariamente) a un pubblico etnico. Inoltre è palese che tenti di agganciare le nuove generazioni che magari non leggono fumetti, ma che qualche anno fa seguivano i cartoni animati dedicati a Static. Quest'ultimo è il vero motivo per cui il personaggio diventa appetibile per essere riproposto nell'operazione The New 52.

La cosa che stupisce è come si tratti di una proposta molto calibrata per puntare a un target di lettori preciso. Questo è più lo stile di mercato cui ci ha abituato Marvel piuttosto che DC Comics. E in effetti il personaggio era stato originariamente creato nella speranza di piazzarlo in Marvel Comics prima di ripiegare su Milestone. Personalmente Static Shock #1 mi ricorda molto il Darkhawk della Marvel.

Virule e un po' di altri cattivoni assortiti
I testi sono di Scott McDaniel e John Rozum. Più precisamente è il solo Rozum che si occupa dei dialoghi (piuttosto brillanti) mentre Scott McDaniel è anche alle matite.

Per chi conosce Scott McDaniel si tratta sempre del suo solito e piacevole tratto molto spigoloso e geometrizzato, con un gusto esagerato (ma divertente) nel piazzare le anatomie in pose acrobatiche quasi come se i corpi fossero del tutto privi di peso. A differenza di altri suoi lavori molto noti, qui McDaniel non ricorre alle sue bellissime campiture con netti contrasti fra bianco e nero. Disegni insomma immediatamente accattivanti ma che non vi faranno gridare al miracolo.

That's All Folks! Di questa serie ho già sentito pareri italici che si pronunciano molto negativamente. Non è così, si tratta di un fumetto realizzato con mestiere. Ma è leggero, leggero, leggero... quasi etereo, come valore complessivo. E' solo il risultato di un'operazione di marketing rivolta più al pubblico Usa che a quello internazionale. Operazione che forse riuscirà, e forse no, ma evidentemente DC Comics pensava valesse la pena provarci.


Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...